Dalla parte delle donne Rohingya

Dall’agosto 2017 più di 700 mila persone della minoranza Rohingya sono fuggite in Bangladesh a causa di una spirale di violenze. Oggi vivono in campi improvvisati in cui donne e ragazze sono particolarmente vulnerabili. Alcune di loro hanno subito violenze, altre si trovano ad affrontare gravidanze e parti in condizioni di vita difficili.

Ad aiutarle ci sono altre donne: le nostre infermiere, ostetriche e levatrici tradizionali che si prendono cura di loro ogni giorno e ascoltano le loro storie.

Le nostre operatrici sono in azione in Bangladesh fornendo tutta l’assistenza necessaria per la salute materno-infantile di donne come Rozia e il piccolo Miguel partorito in casa prematuramente. Come Morizan, di soli 17 anni, e i suoi gemelli di circa un chilo e mezzo ciascuno.

Laura, ostetrica MSF, ausculta la pancia di una sua paziente nell’ambulatorio di Jamtoli ed effettua tutti i controlli gestazionali. Durante la visita e si confronta con Ayasa, l’infermiera che lavora con lei.

Stella è un’ostetrica ugandese che lavora con MSF da circa 9 anni. È in Bangladesh da marzo 2018 ed è responsabile del reparto dell’ospedale di Kutupalong che si occupa di assistere le vittime di violenza sessuale di SGBV e che si occupa di salute riproduttiva e pianificazione familiare. Per portare avanti il suo lavoro è fondamentale l’aiuto che riceve dalle donne Rohinya che, in maniera volontaria, aiutano a promuovere nei campi la presenza di questo reparto e spingono le vittime di violenza a recarsi nel centro per le cure necessarie. Stella ci ha raccontato delle violenze terribili subite dalle donne Rohingya in Myanmar dove nel tentativo di fuga hanno perso i loro familiari e sono state ripetutamente aggredite sessualmente. A volte, ci ha detto, ha gli incubi lei stessa per quello che vede e sente dai racconti delle vittime.

Morizan è una ragazza di 17 anni. Durante la gravidanza, ha cominciato a sentirsi male a casa, presentando forti mal di testa, disturbi visivi, gonfiore ed edema alle gambe. Si è rivolta quindi al centro di salute di MSF a Balukali, il più vicino alla sua capanna, dove hanno immediatamente capito la gravità della situazione e l’hanno trasportata all’ospedale di Kutupalong. Dorothy e Rumie, due infermiere MSF che lavorano nella maternità dell’ospedale, si sono prese cura di lei. Il giorno seguente al ricovero, nonostante alcune difficoltà durante il parto, Morizan ha dato alla luce in totale sicurezza 2 maschietti prematuri di circa un chilo e mezzo l’uno. I due piccoli sono stati ricoverati in neonatologia e sono curati e coccolati dallo staff MSF.

Rozia è una giovane mamma arrivata nell’ospedale di Goyalmara con il suo bambino, Miguel, appena partorito in casa. Il piccolo è nato prematuramente alla 31 settimana. MSF si è presa immediatamente cura del bimbo ricoverandolo e garantendogli ossigeno, terapie antibiotiche, trasfusioni di sangue. Il bambino è stato dimesso dopo circa 2 mesi di vita e con un peso di circa un 1 chilo e 600 grammi.

Rozia ci ha raccontato che appena partorito il bambino era così piccolo e fragile che non pensava sarebbe mai sopravvissuto. Ha deciso di portarlo quasi senza speranze all’ospedale di MSF dove il piccolo è stato immediatamente soccorso. Il nome, Miguel, è stato scelto in onore dell’infermiere MSF che ne ha seguito le cure e ha ridato a Rozia la forza e la speranza per il futuro.

Laura, ostetrica MSF, ausculta la pancia di una sua paziente nell’ambulatorio di Jamtoli ed effettua tutti i controlli gestazionali. Durante la visita e si confronta con Ayasa, l’infermiera che lavora con lei.

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