Sud Sudan: rifugiati a rischio

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“Ci sono soluzioni per tutti i problemi. È solo che molto resta da fare, in fretta”

L’infermiera Chiara Burzio racconta una giornata di lavoro presso l’ospedale da campo di Medici Senza Frontiere nel campo rifugiati di Jamam nella contea Maban, nell’Upper Nile State, Sud Sudan.

Sono appena tornata dopo tre ore presso il campo rifugiati temporaneo denominato “Km 18”, dove abbiamo effettuato visite mediche e curato le persone più malate. I casi di disidratazione grave vengono trasferiti presso l’ospedale in cui lavoro, ma ci sono tanti casi di bambini gravemente malnutriti al “Km 18” che due giorni fa vi abbiamo dovuto installare un centro nutrizionale intensivo.

Questa mattina abbiamo avuto a che fare con i casi più gravi, ma la cosa più difficile è che qui tutti avrebbero bisogno di cure e assistenza di qualche tipo, ma a causa del tempo e delle risorse limitate, possiamo aiutare un numero ristretto di persone. Dobbiamo concentrare le nostre energie sui casi più critici e fare delle scelte. Ma questo è difficile, soprattutto quando si sa quanto disperata sia situazione di tutti.

E qui la situazione è veramente disperata. L’acqua si sta esaurendo, e quando non ci sarà più, basta, ci saranno 35.000 persone senz’acqua. Le persone si trovano proprio sul confine. Ieri siamo riusciti a distribuire 2,5 litri per persona e speriamo di arrivare oggi fino a 3 litri, ma questo non è neanche lontanamente sufficiente, e il pozzo a cui stiamo attingendo si sta esaurendo. Senza acqua, o con una quantità ridotta d’acqua, le persone avranno serie difficoltà. Hanno bisogno di aiuto.

Vediamo molte cose difficili da accettare. Entrando nel campo in macchina, si cominciano a vedere persone sparse, ma poi all’improvviso ti trovi di fronte ad un mare di gente, la maggior parte seduta, al riparo sotto pezzi di plastica. Non ho mai visto niente di simile. Molti sono disidratati e hanno la diarrea. Tutti sembrano malati ed esausti. Diversi sono appena arrivati dopo aver camminato per 30 km o più a piedi. Offrire loro dell’acqua, e vedere quanto velocemente essi bevono e quanto bisogno hanno d’acqua – è qualcosa che ti tocca profondamente.

La maggior parte dei pazienti che ricoveriamo nel nostro ospedale di Jaman sono gravemente disidratati, gravemente malnutriti o hanno diarrea acuta e febbre. Abbiamo avuto anche un caso di meningite. Un paziente che abbiamo trasferito questa mattina era una bambina di otto mesi, così piccola e malnutrita che sembrava avere solo tre mesi. L’abbiamo ricoverata, e la stiamo curando con uno speciale cibo terapeutico, sperando che riguadagni peso.

Una donna ricoverata ieri, era gravemente disidratata e con una brutta diarrea. Di solito, se i pazienti riescono a bere, gli diamo tra i due e i tre litri di soluzione reidratante da sorseggiare lentamente nel corso di una giornata. Non si deve reidratare qualcuno troppo in fretta perché possono insorgere complicazioni mediche. Ma questa donna era in uno stato talmente pessimo che abbiamo dovuto reidratarla per via intravenosa. Oggi sta meglio, le sue condizioni si stanno lentamente stabilizzando.

Tutto ciò è frustrante. Queste persone hanno problemi che sarebbero facilmente curabili. Io lavoro principalmente con i bambini malnutriti qui a Jaman che sono come qualsiasi bambino. Quando sono malnutriti, hanno le facce tristi e non sorridono ma, non appena cominciano ad aumentare di peso, si può immediatamente vedere la trasformazione. Cominciano a ridere, a giocare e divertirsi.

Gli abitanti dei campi sono persone normali che hanno avuto una vita normale. Non sono ricchi, ma avevano case e beni, e poi un giorno, hanno dovuto impacchettare le loro cose, lasciando le loro vite alle spalle e iniziare a camminare. Per intere settimane. E quelli più fortunati e abbastanza forti, sono arrivati in uno di questi campi. Gli altri sono morti lungo la strada.

Le persone qui hanno bisogno d’acqua, di cibo, di un riparo. La maggior parte di loro ha solo un pezzo di plastica per ripararsi. Durante la notte fa freddo, e se dormi all’aperto, senza una coperta, il rischio di polmonite, o peggio, è alto.

Vedere le persone soffrire è sempre difficile, ma almeno siamo in grado di fare qualcosa per aiutarli. Ci sono soluzioni per tutti questi problemi. È solo che molto resta da fare, in fretta.

 

Guarda la registrazione del Media Briefing con Chiara Burzio e Kostas Moschochoritis, Direttore Generale di MSF, tenuto a Roma il 28 giugno 2012 >>

MSF fornisce assistenza ai rifugiati nell’Upper Nile State, Sud Sudan, da novembre 2011. Le nostre équipe gestiscono due ospedali da campo a Jamam e Doro, dove si effettuano più di 3000 visite mediche alla settimana. MSF ha inoltre allestito una clinica fissa nel nuovo campo rifugiati di Yusuf Batil. MSF effettua controlli giornalieri attraverso cliniche mobili e gestisce un centro nutrizionale intensivo nel campo temporaneo noto come “Km 18”. MSF sta inoltre portando avanti una campagna di vaccinazione contro il morbillo e la distribuzione di articoli non alimentari ai rifugiati del “Km 18”. MSF è impegnata nella fornitura di acqua potabile in vari siti temporanei nell’Upper Nile State.

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