“La maggior parte delle persone che riceviamo nel nostro pronto soccorso sono civili”

Fino a che punto la violenza colpisce le persone che ricevete nella vostra clinica?

La maggior parte delle persone che vediamo nel nostro pronto soccorso sono colpite o direttamente o indirettamente dalla violenza. Stiamo parlando di ferite causate da armi da fuoco e da armi da taglio come coltelli o machete. Molti arrivano anche con bruciature gravi a causa di incidenti domestici, perché non hanno elettricità in casa ed usano fuochi per cucinare.

Che cosa significa esattamente colpiti “indirettamente” dalla violenza?

Tutti a Martissant conoscono qualcuno o hanno avuto qualcuno nella loro famiglia che è stato attaccato o ferito; la gente vive nella minaccia costante della violenza. Nella bidonville si sentono frequentemente degli spari, oppure si sentono storie di attacchi o rapimenti e tutti sanno che potrebbe accadere a chiunque. Questo è chiaramente causa di ansia e preoccupazione, anche se le persone qui possono sopportare molta più tensione di quanto non potremmo fare noi, perché ci sono anche abituati, crescono in questo ambiente e sviluppano dei meccanismi di sopravvivenza.


Evelyne De Decker e due componenti dello staff locale di Martissant

Cosa fa MSF per aiutare queste persone?

MSF fornisce assistenza medica a coloro che arrivano alla nostra clinica con dei traumi; i casi più gravi vengono stabilizzati per poi essere trasferiti presso altre strutture sanitarie per subire interventi chirurgici. Inoltre offriamo supporto psicologico, però non tutti i pazienti rispondono a questa offerta. Abbiamo tre psicologi e un assistente sociale nella clinica. Normalmente i pazienti ci arrivano passando dal pronto soccorso o le cliniche mobili e i nostri medici possono indirizzare alcuni di loro perché ricevano supporto psicologico. La gente non viene a cercarlo direttamente, perché non sono abituati all’idea di un tale tipo di aiuto, non se lo aspettano neanche. In generale, li vediamo solo una volta, non tornano mai per altre sedute. Arriviamo a vedere tra le 250 e le 300 persone al mese che i medici indirizzano verso gli psicologici. Si tratta di ogni tipo di trauma: donne che hanno subito violenze sessuali, bambini che sono rimasti feriti da spari, etc.

La violenza è una minaccia costante per la gente di Martissant?

C’è una minaccia costante di violenza nella bidonville ma non è mai presente con la stessa intensità: ci sono momenti di violenza più acuta ed altri che sono più calmi. Queste ondate sono legate a diversi fattori, tra cui il bisogno immediate di soldi. Ad aprile per esempio abbiamo visto un aumento degli atti di violenza che si possono ricollegare all’aumento del prezzo di certi alimenti; negli ultimi mesi per esempio alcuni beni di base come il riso hanno raddoppiato il prezzo e questo ha ovviamente creato tensioni in una popolazione che è già di partenza economicamente svantaggiata.

Com’è stato per te lavorare in questo progetto?

Sicuramente tanta violenza così indiscriminata mi ha lasciato un segno. Tuttavia MSF è molto conosciuta e rispettata dalla gente di Martissant. Lo scorso aprile le rivolte contro l’aumento dei prezzi del cibo hanno molto aggravato la situazione della sicurezza a Martissant e nessuno poteva circolare per il quartiere in auto senza che gli venissero tirate delle pietre contro; solo le auto di MSF passavano senza essere toccate. Mi ha dato molta soddisfazione lavorare in un posto dove puoi veramente fare la differenza per le persone intorno a te e mi sono sentita molto rassicurata da tanto rispetto dimostrato nei confronti della nostra organizzazione. La cosa più difficile per me durante questo tempo è stato vedere così tante persone innocenti subire degli attacchi o essere ferite. La gente subisce a volte soltanto perché sta passando per la strada al momento sbagliato; succede spesso e la maggior parte dei nostri pazienti al pronto soccorso sono civili.

 

Condividi con un amico