Giornata internazionale della donna – Storie di coraggio in sala parto

Giornata internazionale della donna – Storie di coraggio in sala parto

In paesi lacerati da un conflitto armato, colpiti da un’epidemia o da una catastrofe naturale, le donne sono tra i soggetti più vulnerabili: sono vittime di violenze, muoiono di parto e hanno scarso accesso alle cure mediche. In occasione della Giornata internazionale della donna, raccontiamo le storie di donne coraggiose che lottano per la loro sopravvivenza e quella dei loro figli.

Al loro fianco ci sono spesso altre donne: ostetriche, ginecologhe, infermiere di MSF, che ogni due minuti nel mondo aiutano una donna a far nascere un bambino.

Per queste donne e i loro figli, fino a domani sabato 7 marzo, è attiva la campagna “Nati in emergenza” che in queste tre settimane ha raccolto fondi per sei ospedali o centri di salute specializzati in cure materno-infantili in Afghanistan, Iraq, Yemen, Libano, Repubblica Centrafricana e sull’isola di Lesbo. Per aderire, basta inviare un SMS o chiamare da rete fissa il numero 45596, o donare online sul sito www.msf.it/natiemergenza

Dal campo di Moria, sull’isola di Lesbo

“Ogni giorno le mamme nel campo di Moria a Lesbo portano i loro bambini, avvolti tra infinite coperte, nella clinica pediatrica di MSF. Dopo aver vissuto la gravidanza tra tanti rischi, ora cercano di proteggere i loro figli dalla pioggia, dal freddo e dall’umidità della notte che invade le loro tende. L’abbraccio tra una madre e il suo bambino, quello spazio sacro da cuore a cuore, dovrebbe essere il posto più sicuro al mondo. Ma questa sicurezza è ancora una volta messa a rischio dalla tesa e vulnerabile situazione che si respira in quest’isola ai confini dell’Europa” Eleonora Selmi, ostetrica MSF a Lesbo

Dall’ospedale di Khost, in Afghanistan

In Afghanistan ogni anno circa 4.300 donne muoiono a causa di una complicanza durante la gravidanza o il parto: una donna afghana rischia la vita 40 volte di più rispetto a una donna italiana nel dare alla luce un figlio o durante la gestazione, per mancanza di personale sanitario femminile. Tra le mura dell’ospedale di Khost, a 30 chilometri dal Pakistan, si avverte la forza incredibile di un’equipe tutta al femminile di ostetriche locali e internazionali che ogni giorno lavorano per la salute di altre donne e fanno nascere oltre 2.000 bambini al mese.

“A Khost il tempo non si misura in ore, ma in pazienti. Durante il mio primo giorno di missione, dopo appena 4 minuti trascorsi in sala parto, erano già nati 2 bambini. A fine giornata avevo perso il conto” Anna Maria Mizzi, anestesista MSF.

Dall’ospedale di Castor, in Repubblica Centrafricana

Nel reparto di maternità dell’ospedale di Castor, a Bangui capitale della Repubblica Centrafricana – il secondo paese al mondo per mortalità materna – MSF ha assistito quasi 9.600 parti e solo nei primi 6 mesi del 2019 sono nati 570 bambini.

“Un’ambulanza che sfreccia per portare in ospedale una donna che sta per partorire è una scena normale su cui non ci si sofferma più di tanto, nella parte del mondo dove abitiamo. Ma in Repubblica Centrafricana, il secondo peggior paese al mondo quanto a mortalità materna, essere madre è una sfida quotidiana. Qui, gli ospedali e le ambulanze si contano sulle dita, ma le donne che ne avrebbero bisogno sono tantissime” Giorgia Girometti, operatrice umanitaria di MSF in Repubblica Centrafricana.

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