Afganistan del Nord La crisi alimentare sta raggiungendo dimensioni allarmanti

La crisi alimentare in Afganistan del Nord sta raggiungendo proporzioni allarmanti. Medici Senza Frontiere (MSF) ha effettuato una valutazione delle condizioni degli abitanti al campo profughi di Sar-e-Pol e nella provincia meridionale di Faryab (nel mese di gennaio sono state intervistate 1.290 famiglie, per un totale di 8.680 persone) e constatato che la situazione è drammatica. MSF è testimone inoltre di un costante aumento del numero di bambini ammessi ai suoi centri nutrizionali. Le prospettive non sono buone per una popolazione che vende i beni, lascia in gran numero le case e in generale non possiede terra o sementi per prepararsi alla ripresa.

MSF ha chiesto ripetutamente una distribuzione alimentare generale ed adeguata. Confrontata con una malnutrizione su larga scala, l’organizzazione ha inoltre chiesto aiuti alimentari per i suoi programmi globali di alimentazione mirati ai bambini piccoli e alle loro famiglie. Solo una piccola parte di questi aiuti necessari è stata promessa o fornita. Ormai frustrate, le equipe di MSF hanno deciso di acquistare 572 tonnellate di CSB (cibo iperproteico costituito da una miscela di grano e soia) e 116 tonnellate di olio al di fuori dei canali regolari. Ma i centri di alimentazione e i programmi globali di alimentazione non sono sufficienti per affrontare la crisi alimentare generale.

Il Direttore operativo di MSF, Christopher Stokes, afferma: “Non sappiamo dove sia il problema. Tutto quello che sappiamo è che il cibo necessario a far riprendere la gente arriva a fatica nelle zone isolate del nord e, quando arriva, è spesso distribuito male. I donatori e le organizzazioni internazionali devono con urgenza unirsi e agire in base al loro impegno nei confronti del popolo dell’Afganistan.

Troverete qui di seguito alcuni dati e risultati delle valutazioni.

  • Nei centri nutrizionali di MSF, ci sono più bambini ora di quanti ce ne fossero prima dell’11 settembre.
    Nell’Afganistan del Nord, la situazione era già spaventosa prima della partenza degli addetti internazionali in seguito agli attacchi dell’11 settembre. Ora, tre mesi dopo il rientro delle equipe di MSF, solo a Sar-e-Pol, nei centri di alimentazione sono ammessi in media ogni giorno circa 30 bambini.
    Probabilmente altri fattori, come una relativa maggiore sicurezza, portano a questo aumento, ma le cifre relative alle ammissioni sottolineano i seguenti dati:

  • La percentuale di bambini gravemente malnutriti è alta.
    In gennaio, un bambino su sei, tra quelli ammessi ai programmi di alimentazione di MSF nella provincia di Faryab, era gravemente malnutrito e non sarebbe probabilmente sopravvissuto molto più a lungo senza un aiuto medico e nutrizionale specializzato.

  • Da agosto, i tassi di mortalità sembrano essere raddoppiati.
    Un’inchiesta nutrizionale effettuata nell’agosto 2001 nei distretti di Qaysar e Almar (provincia di Faryab) indicava una mortalità globale di 0,6 (decessi su 10.000 persone al giorno) e, per i bambini al di sotto dei cinque anni, di 1,4. Nel gennaio 2002, la valutazione di MSF indicava un tasso di mortalità globale di 1,4 e per i bambini al di sotto dei cinque anni, di 3,2.

  • Il numero di sfollati continua ad aumentare.
    Ogni giorno, sempre più persone lasciano le loro case in cerca di cibo. Anche se esiste un fattore di attrazione collegato ai luoghi di distribuzione alimentare, le misere condizioni della maggior parte dei campi profughi sembrano indicare che le persone sono lì per disperazione.
    La popolazione del campo profughi di Sar-e-Pol è passata da circa 15.000 persone alla fine di novembre a 23.000 persone in gennaio. Secondo lo studio di MSF, il 99 per cento delle famiglie intervistate in questo campo ha indicato la mancanza di cibo come la ragione principale di abbandono della casa.

  • A metà febbraio, nei tre distretti meridionali di Sar-e-Pol non si era cominciata nessuna distribuzione generale di aiuti alimentari.
    Nel distretto di Almar, dall’ultimo inverno solo una famiglia su dieci aveva ricevuto degli aiuti alimentari. Di tutte le famiglie intervistate, il 42 per cento non ha ricevuto nessuna assistenza alimentare durante l’ultimo anno. Già l’anno scorso, era stato identificato a Sar-e-Pol meridionale un particolare bisogno di aiuti nutrizionali e alimentari.

  • In generale, la popolazione di Faryab non ha quasi più cibo.
    Un quarto delle famiglie valutate nello studio di MSF non aveva grano sufficiente per un altro giorno e solo un terzo ne aveva ancora abbastanza per uno/tre giorni. Due terzi delle famiglie non avevano olio e il 93 per cento non aveva riso.

  • Le persone che hanno cibo seguono spesso un regime alimentare carente.
    La ripresa dello scorbuto a Faryab meridionale in gennaio dimostra la mancanza di micronutrimenti bilanciati nel regime della popolazione. Lo scorbuto è una conseguenza della mancanza di vitamina C. Invece della distribuzione esclusiva di grano, l’utilizzo di farine arricchite ridurrebbe il rischio e l’impatto dello scorbuto durante l’attuale periodo di penuria alimentare.

  • Un numero allarmante di persone ha venduto la terra e i beni per ottenere del cibo.
    Due terzi delle famiglie valutate nella provincia di Faryab hanno venduto i beni personali: oggetti, bestiame e terra sono i beni citati più spesso. Inoltre, l’83 per cento della popolazione ha accumulato debiti per dar da mangiare alla propria famiglia.

  • Le prospettive per la raccolta di quest’anno sono pessime.
    Solo una famiglia intervistata su tre ha ancora della terra. Di queste, solo il 32 per cento ha cominciato la semina e non più del 4,5 per cento ha semi da piantare. Quasi la metà di coloro che ancora possiedono la terra dice di non avere alcuna speranza di seminare quest’anno.

    Siamo sempre più frustrati dalle promesse della comunità internazionale,” conclude Christopher Stokes di MSF. “Tutti i discorsi dei leader mondiali, dei paesi donatori e delle organizzazioni internazionali sul loro impegno nei confronti del popolo afgano si traducono in poca cosa per le popolazioni delle zone isolate. Nell’Afganistan del Nord, si sta producendo un nuovo disastro che può essere evitato solo grazie ad un’azione immediata e senza restrizioni.

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