Afghanistan: MSF delusa dal verdetto sulla vicenda dell assassinio di cinque suoi collaboratori nel 2004.

 

In seguito all’evento, MSF ha sospeso tutte le sue attività nel paese e ha domandato alle autorità afghane di condurre un’inchiesta approfondita sull’assassinio. Sul momento non è accaduto molto, ma in seguito a numerosi appelli da parte delle famiglie delle vittime e di MSF, il governo afgano ha iniziato ad agire.

Il tribunale di Kabul ha ora assolto i due sospetti assassini, Abdul Latif e Shampaq, condannandoli tuttavia rispettivamente a 1 e 5 anni di prigione per “non avere impedito l’assassinio”. MSF non comprende il significato della sentenza e teme che questa potrebbe rappresentare la fine delle indagini.

MSF è delusa dal verdetto. Le numerose anomalie nel corso del processo giudiziario di cui siamo venuti a conoscenza sollevano molte domande sul caso. E sorgono anche dubbi sul modo in cui il resto del caso sarà gestito in futuro. Temiamo inoltre che non verranno prese altre iniziative nel processo giudiziario.

Il principale sospetto, Hadji Yaqub, è tuttora detenuto in attesa di processo ma MSF continua a non conoscere le ragioni degli omicidi, il che è estremamente frustrante. E, fatto ancora più preoccupante, MSF ha saputo che il motivo del ritardo dell’inizio del processo a Yakub è che il suo dossier è stato perduto.

Questa vicenda rappresenta un segnale inquietante per quanto riguarda la sicurezza e il rispetto degli operatori umanitari in Afghanistan. MSF si aspetta dal governo che protegga i civili, sia gli operatori umanitari che la popolazione afgana, al meglio delle sue capacità. E questo include misure preventive e giudiziarie.

MSF continua a seguire con attenzione la situazione in Afghanistan ed è consapevole dell’esistenza di bisogni umanitari in diverse regioni del paese. Tuttavia, la ripresa delle nostre attività dipende interamente dalla valutazione sia dei bisogni che delle condizioni di sicurezza. Per il momento, le condizioni di sicurezza non permettono di prendere in considerazione nemmeno una missione esplorativa.

MSF continuerà a seguire attentamente l’inchiesta giudiziaria nella speranza che giustizia sia fatta per i suoi cinque collaboratori assassinati.

MSF desidera inoltre esprimere la propria solidarietà alle famiglie di Hélène de Beir, Pim Kwint, Egil Tynaes, Fasil Ahmad e Besmillah.

 

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