Aggiornamento Darfur

A due giorni dal rapimento degli operatori di Medici Senza Frontiere a Serif Umra in DARFUR la situazione è la seguente:
 

  • I due operatori sudanesi sono stati rilasciati nella notte tra mercoledì e giovedì.
  • Restano nelle mani dei rapitori un’infermiera canadese, un medico italiano e il responsabile francese del progetto di Serif Umra.
  • MSF non commenta le notizie in circolazione su eventuali richieste di riscatto né quelle su eventuali negoziati in corso, perché ogni commento rischierebbe di compromettere la gestione della vicenda.
  • MSF non ha nessuna informazione su chi abbia rapito gli operatori di MSF.
  • Come conseguenza del rapimento, MSF ha sospeso tutte le attività mediche in Darfur e sta procedendo all’evacuazione del personale internazionale dalla regione; restano solo alcuni operatori umanitari per seguire la vicenda del rapimento.
  • MSF continua le proprie attività nel resto del Sudan.


MSF in Darfur

Dopo l’espulsione forzata dal Darfur della sezione francese e di quella olandese di MSF da parte della autorità sudanesi, le altre tre sezioni (belga, spagnola e svizzera) di MSF hanno continuato a lavorare nella regione legalmente, dopo aver ottenuto garanzie dalle autorità. In risposta al rapimento degli operatori umanitari, MSF ha sospeso le sue attività mediche e, di conseguenza, centinaia di migliaia di persone si trovano senza l’assistenza sanitaria essenziale.

MSF è estremamente preoccupata sia per la sicurezza dello staff sequestrato che per la popolazione assistita. Tra il 2004 e il 2008, MSF ha realizzato più di 3 milioni di visite ai pazienti negli ambulatori, ha curato 60mila persone ricoverate negli ospedali e ha fornito supporto nutrizionale a più di 110mila bambini nei centri terapeutici nutrizionali.

Prima dei fatti delle ultime due settimane, i progetti di MSF in Darfur rappresentavano i più grandi dell’organizzazione, con circa 1.800 operatori che garantivano l’assistenza medica essenziale, fra cui oltre 100 internazionali.

MSF ha iniziato a lavorare in Darfur nel dicembre del 2003, cinque anni dopo l’inizio della crisi. L’ampiezza della risposta umanitaria di MSF in Darfur conferma chiaramente l’enormità dei bisogni medici della popolazione.

Serif Umra
Serif Umra è una zona duramente colpita dal conflitto e questo ha causato immensi bisogni medici per la popolazione civile. Nell’area è presente un vasto numero di sfollati interni, la maggioranza dei quali non ha alcuna speranza di tornare nei propri villaggi distrutti.

MSF era l’unica organizzazione che garantiva assistenza medico-sanitaria nella zona, curando circa 60mila persone nella città. Senza le équipe di MSF la zona resta priva di un sistema sanitario funzionante. In particolare, non ci sarà alcun sistema per inviare agli ospedali i pazienti che presentino condizioni più gravi, alcuna capacità chirurgica e nemmeno alcun sistema per il trasporto di emergenza per i casi più critici né alcuna assistenza di base nelle comunità.

Prima del rapimento, MSF lavorava nell’area di Serif Umra con circa 100 operatori locali, 6 internazionali e 11 appartenenti al Ministero della Sanità che fornivano assistenza medica di primo e secondo livello, incluse le vaccinazioni.

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