Aitarun (Libano del sud) – Anche senza garanzie di sicurezza MSF raggiunge i villaggi isolati.

 

 

Alle 10 del mattino, due auto bianche sono state caricate con farmaci e un kit d’emergenza. Dopo la solita chiamata telefonica per cercare di ottenere garanzie di sicurezza da parte delle autorità israeliane per uscire da Tiro, il risultato è stato lo stesso di ogni altro giorno: nessuna garanzia è stata fornita per questa missione umanitaria.

Un team composto da un chirurgo, un coordinatore e il capo missione è partito dunque alla volta della prima destinazione, Bent Jbail, dove MSF aveva inviato delle scorte chirurgiche il giorno precedente. Non è stato facile trovare una strada sicura fino alla città: le strade erano state bombardate nei giorni precedenti o erano troppo vicine ai continui bombardamenti di artiglieria. Ma i due autisti libanesi non hanno mostrato alcun segno di paura ed erano determinati a continuare a guidare nella direzione “sbagliata”.

Dopo 40 minuti l’equipe è giunta a Tebnine, una città con un grande ospedale ancora in funzione. Tebnine è un punto di transito e di ritrovo per i civili che stanno fuggendo da diverse località e sperano di trovare una via per giungere a Tiro. Anziani, donne e bambini erano in attesa di qualunque mezzo disponibile per potere fuggire dalla zona durante l’ultimo giorno “senza raid aerei”.

Da Tebnine, l’equipe ha continuato fino a Bent Jbail. Nell’ospedale locale hanno incontrato medici libanesi, impegnati a curare quattro persone ferite. Bent Jbail è stata trasformata in una città fantasma, dove ovunque uno guardi non vede altro che case, furgoni e auto distrutte. Gli abitanti locali e i giornalisti hanno raccontato a MSF che molti feriti erano bloccati e isolati nel villaggio di Aitarun, tre chilometri a est. Il mattino, la strada che la collegava a Bent Jbail era stata resa impraticabile a causa dei bombardamenti.

“Abbiamo dovuto decidere in cinque minuti. Aitarun è un villaggio molto vicino al confine, bombardato in maniera pesante. Nessun’organizzazione umanitaria era riuscita a giungere lì nei giorni precedenti”, ricorda Christopher Stokes, capo missione di MSF. “Abbiamo deciso di andare, curare e portare indietro i feriti durante un momento di pausa nei bombardamenti”.

Le due auto di MSF hanno lasciato Bent Jbail alla volta di Aitarun. Lungo la strada, il team ha incontrato auto piene di persone terrorizzate che salivano la collina per abbandonare la zona. All’arrivo, l’equipe ha visto che la maggior parte delle case erano o danneggiate dalle bombe o completamente distrutte.

Ad Aitarun, gli abitanti si sono avvicinati all’equipe di MSF chiedendo di raccogliere i feriti nel villaggio. Persone del luogo hanno condotto Martial Ledecq, il chirurgo, insieme al resto dell’equipe, di casa in casa per cercarli. Non sono riusciti a trovare nemmeno un ferito: le persone erano già morte, o erano riuscite a scappare, o era impossibile raggiungerle a causa delle macerie.

A un certo punto, tre donne anziane e un uomo disabile sono usciti da un sotterraneo. Completamente terrorizzati, sono corsi verso l’auto di MSF implorando di essere portati via da quel luogo. In pochi secondi, circa 40 persone, in prevalenza donne e anziani, sono emerse dagli edifici in rovina, chiedendo di essere evacuate.

Mentre il chirurgo identificava i feriti, poco lontano sono iniziati i bombardamenti. Insieme a un gruppo di giornalisti e con tre autisti locali, l’equipe di MSF è riuscita a improvvisare un convoglio e a evacuare queste persone da Aitarun. La via del ritorno è stata dura, diverse volte le auto hanno avuto problemi lungo le strade distrutte, ma alla fine sono giunti sani e salvi a Bent Jbail.

“Era incredibile e scioccante vedere queste donne anziane emergere dalle case distrutte, urlando, piangendo, cercando aiuto disperatamente. Non siamo riusciti a trovare nessun ferito, ma l’odore caratteristico dei cadaveri era tutto intorno a noi”, racconta il chirurgo.

Alla fine del pomeriggio, l’equipe di MSF è rientrata nella città relativamente sicura di Tiro.

Condividi con un amico