Alessandro Piperno su Medici Senza Frontiere

Cari amici di Medici senza frontiere,
ho appreso con rincrescimento che alcuni vostri operatori sono stati turbati dalla lettura di Inseparabili, il mio terzo romanzo appena uscito in libreria.

Immagino che tale inquietudine sia derivata dalle pagine che danno conto dell’esperienza di cooperante di Filippo Pontecorvo – uno dei protagonisti del romanzo – a Dacca, in un avamposto umanitario gestito, per l’appunto, da Medici senza frontiere.
Forse il tono di sufficienza con cui il Narratore liquida la trasferta bengalese di Filippo o il suicidio della sua capa, Elodie Claudel, possono essere stati interpretati come un tentativo maldestro dell’autore di delegittimare il vostro lavoro. Be’, lasciatemi dire che niente era più lontano da me di tale intenzione.

Ho grande ammirazione per il lavoro che svolgete in molti difficili luoghi del pianeta.
Ho scelto Medici senza frontiere perché si tratta dell’organizzazione umanitaria più celebre al mondo, quella più immediatamente riconoscibile. Per qualsiasi lettore. Ho usato la Bocconi, la Citibank, il festival di Cannes con lo stesso spirito e per le stesse finalità. Una delle cose più difficili per chi fa il mio mestiere è conferire vividezza e verosimiglianza a ciò che è fittizio. Spesso per farlo occorre inserire qualche dato reale. È uno stratagemma, nient’altro che uno stratagemma. Un trucco del mestiere.
“Inseparabili” è un romanzo. E in quanto tale è un parto della mia fantasia. Niente di quello che racconto è mai successo. Niente di quello che racconto allude, anche solo implicitamente, a fatti realmente accaduti. Persino le idee espresse dal Narratore del libro non rispecchiano in alcun modo le mie idee, che, rispetto alle sue, sono decisamente più temperanti e assai meno risentite.

Un’ultima cosa. Temo di appartenere alla categoria dei cosiddetti “scrittori controversi”. Una condizione che, sebbene mi stia un tantino stretta e mi sembri assolutamente ridicola, negli anni mi ha esposto a più di un contenzioso. Ecco, ci tenevo a farvi sapere che fino ad oggi non avevo sentito l’esigenza di chiarirmi con alcuna controparte. Se stavolta ho deciso di farlo, e non senza piacere, è proprio in virtù del profondo rispetto che nutro nei confronti della
vostra professione: bella, utile e rischiosa.

Un caro affettuoso saluto

Alessandro Piperno

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