Angola: prime immagini della devastazione – pag 2

Racconti di morte da una regione coperta di bare
La gente dice che ha lasciato Bunjei per la mancanza di cibo e per le malattie infettive, regolare causa di morte. “‘È un luogo di morte’, mi ha detto una donna”, racconta Brigitte. “E un’altra mi ha detto: ‘ci sono dei campi coperti di bare’.”
Per avere un’idea della situazione nelle zone ancora inaccessibili, le équipe di MSF a Kaala hanno cominciato a raccogliere le testimonianze degli sfollati.
Jervasia, 30 anni, ha sei bambini. È partita da Bunjei dopo aver visto morire due dei suoi bambini. Al suo arrivo a Kaala, tre dei suoi figli sono stati ricoverati al centro di alimentazione terapeutica. Due di loro sono morti a un’ora di distanza l’uno dall’altro.
Due dei figli di Filomena ricevono cure terapeutiche al centro di alimentazione. Non si ricorda la sua età. Ha lasciato il suo villaggio nella zona di Chipindo dopo che il marito è morto durante un attacco dell’esercito governativo. Dopo aver camminato nella foresta per un giorno, è arrivata a Bunjei con i suoi quattro figli, di due, cinque, sei e dieci anni. È riuscita poi a prendere un camion per Kaala. Ha detto che la gente a Bunjei ha fame e che ‘molti’ sono morti di malattia.
Per trovare il cibo dovevano muoversi ogni giorno, sotto scorta militare, per cercare la ‘cassava’ (un alimento) nei campi abbandonati. Filomena ha spiegato che la gente che si trova a Bunjei non può partire perché le strade sono troppo pericolose e spesso perché è troppo debole.
Delfina, 37 anni, ha lasciato Samboto, una zona controllata dall’Unita, nel novembre 2001. È partita di notte con suo marito e i loro quattro figli di 13, nove, tre anni e uno di sette mesi. Hanno camminato per due giorni nella foresta prima di raggiungere Bunjei. Ha spiegato che avevano deciso di partire non perché avessero fame (potevano vivere dei loro raccolti di manioca e di grano), ma perché non c’era sicurezza a causa degli attacchi alternati dell’esercito governativo o delle forze dell’Unita. Il loro bambino di sette mesi è morto di febbre e convulsioni poche settimane fa a Bunjei. Hanno preso un camion per Kaala perché altri due bambini si sono ammalati. Oggi sono entrambi in cura al centro di alimentazione terapeutica.

Missione di emergenza di MSF a Bunjei
Come MSF si è resa conto degli allarmanti problemi nutrizionali, un’equipe di emergenza è stata mandata a Ngove (tra Kaala e Bunjei) e poi a Bunjei per valutare la situazione che gli abitanti dovevano affrontare.
L’equipe di MSF racconta di Ngove e Bunjei come di due città fantasma, i cui centri erano completamente deserti e dove solo la strada principale è sicura, perché ovunque intorno il terreno è coperto di mine.
A Bunjei, la popolazione si è raccolta fuori dal centro della città. La valutazione di emergenza indica una grave situazione sanitaria e nutrizionale. MSF ha incominciato ad occuparsi della distribuzione di aiuti alimentari di emergenza e dell’assistenza nutrizionale per soccorrere le persone più vulnerabili.

MSF in Angola
MSF è presente in Angola dal 1983. La guerra civile che dura da 27 anni ha devastato il paese e la maggior parte delle infrastrutture mediche, lasciando la popolazione civile in una condizione estremamente precaria.
Nel 1998, l’aumento dell’insicurezza ha obbligato MSF a chiudere molti dei suoi programmi. Tuttavia, nel novembre 2000, 80 volontari internazionali e 850 collaboratori locali gestivano 11 programmi in nove delle 18 province del paese.
Ancora oggi, l’alto livello di insicurezza impedisce il trasferimento di materiali per via terrestre, obbligando MSF a trasportare gli aiuti medici e nutrizionali per via aerea.
A causa delle numerose mine in tutte le campagne e del costante rischio di attacchi, MSF non può lavorare in tutte le province o distretti e in alcuni luoghi può essere presente solo all’interno di un perimetro di 30 km (e a volte anche meno).
La fine della guerra, che ha causato quattro milioni di sfollati (un terzo della popolazione del paese), porterebbe all’apertura delle ‘zone grigie’ inaccessibili agli aiuti umanitari dal 1998.
Considerando l’allarmante situazione sanitaria degli sfollati che MSF ha incontrato a Bunjei e Ngove, quasi sicuramente molte altre aree prima inaccessibili alle agenzie di soccorso si trovano in una situazione di emergenza.

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