Beirut: un mese dopo l’esplosione che ha sconvolto la città

Beirut: un mese dopo l’esplosione che ha sconvolto la città

Il Libano si trova oggi ad affrontare contemporaneamente gli effetti di tre crisi (la crisi economica di inizio anno, l’arrivo della pandemia e l’esplosione nella zona portuale di Beirut) che potrebbero compromettere la capacità del sistema sanitario, già debole, di continuare a fornire cure ai più vulnerabili, soprattutto con il recente aumento dei casi di Covid-19. 

A poco più di un mese dalla deflagrazione nella capitale gestiamo ancora quattro punti medici fissi nei quartieri più colpiti di Mar MikhaelKarantina e Khandak Al Ghamik. Le nostre équipe hanno già curato 737 feriti dell’esplosioneassistito 2.360 pazienti con malattie croniche e fornito a 1.645 persone farmaci per continuare il loro trattamento.  

Ancora oggi le persone vengono recuperate sotto le macerie, i morti sono oltre 190, i feriti più di 7.000 e la devastazione ha lasciato senza una casa 300.000 persone.

L’esplosione ha messo a nudo bisogni e vulnerabilità che fino ad ora nascosti in superficie. Per il Libano è una crisi nella crisi che rende la gente arrabbiata e stanca”. Jonathan Whittall Ex coordinatore per l’emergenza a Beirut

Nei giorni successivi all’esplosione, abbiamo organizzato donazioni di dispositivi medici e fornito farmaci per le persone con malattie non trasmissibili. Dopo un evento così traumatico, anche la salute mentale è stata identificata come una priorità.  

Abbiamo psicologi che lavorano nei nostri punti medici e che effettuano visite a casa, mentre un assistente sociale indirizza i nostri pazienti in base al bisogno da soddisfare”. Jonathan  Whittall  Ex coordinatore per l’emergenza a Beirut

I nostri team hanno distribuito acqua potabile e kit igienici in alcuni dei quartieri di Beirut più colpiti dall’esplosione e sono stati installati 6 serbatoi d’acqua, 4 a Mar Mikhael, 2 in Karantina, per aiutare quanti vivono ancora nelle case distrutte.

Negli stessi quartieri e a Khandak Al Ghamikpunti medici fissi di MSF forniscono supporto medico alle persone: sostegno psicologico, medicazioni di ferite e consultazioni rapide per le persone con malattie non trasmissibili, sono le maggiori attività che garantiscono la continuità delle cure a chi ha bisogno di farmaci per malattie croniche. 

Mentre a Bourj Hammoud sono in corso attività analoghe per anziani e disabili attraverso visite porta a porta. 

Inoltre, sin dalle prime ore dal tragico evento, sono stati donati 150 Kit di primo soccorso alla Protezione Civile, 5.000 mascherine N95 e 10.000 mascherine chirurgiche alla Croce Rossa libanese, oltre a 958 Kit di igiene. 

Abbiamo anche fatto donazioni alla casa per gli anziani dell’ospedale di San Giorgio, una delle strutture mediche più colpite di Achrafieh. Qui abbiamo fornito farmaci e attrezzature di base per garantire la continuità delle cure ad anziani e disabili.  

Dopo la guerra civile, le crisi economiche e le recenti difficoltà finanziarie e sociali, quest’ultimo incidente ha aggiunto un ulteriore trauma per la popolazione libanese.

All’inizio del 2020, il debito pubblico del paese rispetto al prodotto interno lordo era il terzo più alto al mondo; la disoccupazione era al 25% e quasi un terzo della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà. Allo stesso tempo, la gente era sempre più arrabbiata e frustrata per il fallimento del governo nel fornire anche servizi di base.

Hanno dovuto affrontare interruzioni di corrente quotidiane, mancanza di acqua potabile, assistenza sanitaria pubblica limitata. Il sistema sanitario del Libano è composto da fornitori sia pubblici che privati, ma negli ultimi decenni il settore privato ha aumentato la sua posizione dominante, lasciando i servizi sanitari pubblici in disuso e sottofinanziati. Con l’aumento della povertà, sempre più persone si affidano al sistema sanitario pubblico perché non possono più permettersi la sanità privata e l’arrivo del Covid-19 ha esercitato ulteriori pressioni su un settore già paralizzato. 

Ci sono stati più di 1.500 nuovi casi Covid-19 nella settimana successiva all’esplosione e oltre 13.000 casi al 24 agosto. In centinaia di migliaia hanno perso la casa e hanno dovuto trovare altri posti dove stare e l’enorme afflusso di pazienti presso le strutture sanitarie non hanno permesso di mantenere un distanziamento fisico tra persone, né di applicare tutte le norme di prevenzione.  

Siamo preoccupati per la capacità del sistema sanitario di continuare a fornire alle persone vulnerabili la risposta ai bisogni medici essenziali, soprattutto dopo l’aumento dei casi di Covid-19, in un settore sanitario indebolito. 

Per questo, svogliamo parallelamente alle altre attività, anche un’azione di contrasto al Covid-19 in coordinamento con il Ministero della Sanità Pubblica, somministrando i test nei punti fissi medici a Mar Mikael e Karantina. Nel frattempo, stiamo lavorando per individuare un punto specifico in città, per prelevare campioni di tampone sulla base del tracciamento dei contatti implementato dal Ministero della Salute.  

Dopo la guerra civile, le crisi economiche, le recenti difficoltà finanziarie e sociali e il Covid-19, quest’ultimo incidente ha aggiunto un ulteriore trauma per la popolazione libanese. In base alla nostra esperienza, sappiamo che questo avrà un impatto enorme sul benessere psicologico delle persone e rimarrà per gli anni a venire. Ecco perché è necessario mettere in atto una strategia nazionale per la salute mentale per gestire gli impatti psicologici a lungo termine.

Ci sarà un gran bisogno di supporto in termini di sostegno alla salute mentale, dopo questa catastrofe. Stiamo coordinando gli sfrozi con diversi attori locali e con il Ministero della Salute per rispondere alle esigenze psicologiche di tutta la popolazione del Libano, anche quella migrante. 

“Abbiamo visto e sentito di casi in cui le persone non ricevono assistenza perché sono migranti o rifugiati. L’esplosione non ha fatto distinzione tra le vittime e nemmeno la risposta agli aiuti. C’è bisogno di una risposta umanitaria che tenga conto delle necessità globali causate da crisi simultanee ed è sensibile a vulnerabilità specifiche, al fine di garantire che tutti coloro che hanno bisogno di supporto lo ricevano” conclude , .  Jonathan Whittall Ex coordinatore emergenza MSF a Beirut

 

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