Colombia le azioni di MSF nella Tolima

La rottura, il 20 febbraio scorso, del processo di pace intrapreso tre anni fa dal governo colombiano e dalla guerriglia delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) e la riconquista da parte dell’esercito governativo della zona smilitarizzata, assegnata alle FARC nel 1998, non lasciano presagire nulla di buono per il futuro del paese.

Massacri, estorsioni, furti, rapimenti, sfollati.
La popolazione civile è sempre la vittima principale di questo conflitto.
In che modo Medici Senza Frontiere riesce, in un contesto di forte insicurezza, a portare aiuto ai civili?

Dopo il rapimento di uno dei suoi volontari, avvenuto nel luglio 2000 (liberato dopo 6 mesi di prigionia), Medici Senza Frontiere aveva chiuso la sua missione nella provincia di Choco ma ha appena rilanciato un nuovo programma in Colombia. Colloquio con Catherine Boucau, capo-missione.

In Colombia la principale causa di morte è la violenza, le donne muoiono durante il parto, i bambini di diarrea. La malaria, la leishmaniosi, il dengue emorragico sono devastanti.

Quali sono le ragioni che hanno spinto Medici Senza Frontiere a rimanere in Colombia?

“Vista da fuori, la Colombia resta un cliché: il narcotraffico, le faide tra clan mafiosi. Ai rapimenti, alle estorsioni, alle intimidazioni, agli omicidi, agli esili, alle violenze in generale, si aggiungono problematiche sociali divenute croniche come la disoccupazione, il mancato accesso all’educazione e alla salute…. “

Vorremmo piuttosto parlare delle persone che soffrono, gridare che la prima causa di morte è la violenza, che le donne muoiono di parto, i bambini di diarrea e che la malaria, la leishmaniosi e il dengue emorragico sono devastanti. In Colombia dieci milioni di persone vanno a dormire senza avere il cibo per sfamarsi. Intendiamo sensibilizzare l’opinione pubblica sul conflitto che affligge questo paese e sulle sue conseguenze sulla popolazione.

In questo contesto d’insicurezza, come tirare le somme delle esperienze passate e integrarle in nuovo progetto?

Oggi abbiamo contatti con tutti i protagonisti del conflitto, con coloro che ce lo permettono, non solo per capire meglio la situazione, ma anche per far conoscere meglio le nostre azioni e affinché queste vengano riconosciute dalle varie parti. La missione esplorativa che abbiamo effettuato nell’aprile 2001 è stata condotta solo dopo aver adottato determinate precauzioni.

Qual è l’orientamento di questo nuovo programma?

Siamo ritornati sulla nostra idea di partenza che consiste nell’impegnarsi di più sulle conseguenze dirette del conflitto sulla popolazione civile: con una clinica mobile riusciamo ad effettuare interventi d’urgenza. Ma partire su un progetto di ” post-massacro “, con una connotazione politica più evidente, non è una scelta facile.

Dopo numerose valutazioni, abbiamo definito i seguenti obbiettivi : assistere le popolazioni vittime della violenza (assedio, massacro, minacce generalizzate, ecc) o isolate perché, politicamente, le istituzioni non sono più in grado di essere al loro fianco. Non escludiamo l’assistenza agli sfollati ma non vogliamo limitarci solo a questo, visto che le organizzazioni che lavorano per questo sono numerose.

Abbiamo deciso di lavorare in due regioni particolarmente colpite dalla guerra civile: la regione centrale (dipartimenti di Cundinamarca, Tolima e Huila) e quella alla frontiera con il Venezuela (dipartimenti di Arauca e Nord Santander).

Avete deciso di intervenire prima nella Tolima, come avete fatto?

Dopo qualche corso di geografia, tonnellate di diplomazia e migliaia di chilometri percorsi, possiamo ritenere di conoscere abbastanza bene questa zona e di essere ” inseriti “. Il nostro progetto è stato accolto con grande interesse da parte di tutti, istituzioni governative, milizie armate, comunità rurali e beneficiamo di un’ampia collaborazione con il tessuto associativo locale. Siamo convinti di non esserci sbagliati.

La Tolima è un’area particolarmente sensibile per diversi motivi. La regione è in stato d’assedio. Praticamente tutti i soggetti armati sono presenti e attivi. La violenza ha generato un notevole flusso migratorio verso le città principali che non hanno la capacità di accogliere uomini e donne in fuga. La Tolima è la regione in cui si registra il più alto tasso di disoccupazione, causato dal crollo del mercato del caffè e dall’annullamento di numerosi progetti (miniere d’oro, agricoltura, impianti idroelettrici, ecc), dovuto alla situazione di conflitto. Negli anni ’50 le Tolima è stata, inoltre, l’epicentro di un conflitto armato conosciuto con il nome di ” La Violencia ” e a oggi non ha perduto l’interesse strategico suscitato nelle varie fazioni armate.

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