Congo (RDC) continuano le violenze in Kivu 230mila gli sfollati

Kinshasa – Roma – In seguito al lancio di un’offensiva da parte delle truppe congolesi contro i ribelli del FDLR (Forces démocratiques de libération du Rwanda.) lo scorso gennaio, la popolazione del Nord Kivu continua a fuggire dalla violenza degli scontri. Medici Senza Frontiere (MSF) fornisce assistenza medica nelle città e nei villaggi di numerose regioni, nella sola regione di Lubero, il numero di sfollati ha raggiunto le 230mila unità.

“Erano le 23.30 e stavamo dormendo,” racconta M., abitante di Miriki, villaggio nel Nord Kivu. “Abbiamo sentito degli spari. Subito abbiamo pensato che si trattasse di un assalto e che stessero venendo a saccheggiare il villaggio. Siamo rimasti nelle nostre capanne ma gli spari continuavano e abbiamo deciso di lasciare il villaggio e spostarci verso la foresta”.
Questa testimonianza è stata raccolta nel distretto di Lubero, situato a nord della provincia del Nord Kivu da un paziente soccorso da MSF e si riferisce allo scorso marzo. Attacchi di questo tipo si sono verificati ripetutamente da gennaio, in seguito all’offensiva dell’esercito congolese contro le milizie armate delle FDLR. In origine l’operazione era condotta insieme all’esercito ruandese che si è poi ritirato a febbraio. Gli scontri ora continuano sia nella parte settentrionale che in quella occidentale del Nord Kivu.

Durante l’attacco nel villaggio di Miriki sono state incendiate molte case. “Alle 6.30 del mattino, abbiamo visto un’enorme nube di fumo sopra il villaggio,” riprende M. “Noi eravamo su una collina vicina e abbiamo visto le nostre capanne bruciare insieme a tutto ciò che possedevamo”. M. è partito per la vicina città di Kayna, dove altri sfollati hanno trovato rifugio.

Nel distretto di Lubero molte comunità si sono estese in seguito al flusso migratorio degli sfollati, comprese anche quella di Kayna e di Kanyabayonga, la cui popolazione, composta di circa 50mila abitanti, è ora raddoppiata. Lo stesso è accaduto al villaggio di Luofu che ha ospitato molti sfollati e che la notte del 17 aprile è stato oggetto di un attacco letale in cui più di 250 abitazioni sono state date alle fiamme. Sette persone sono morte nei roghi. Come sempre la popolazione ha cercato di salvarsi fuggendo. Gli sfollati si sono stabiliti, laddove possibile, presso altre famiglie, in rifugi di fortuna e in case abbandonate. “Secondo le istituzioni locali e i rappresentanti degli sfollati, ci sono almeno 230mila persone senza casa nella regione di Lubero, dove non ci sono nemmeno campi per sfollati,” spiega Romani Gitenet, capo missione di MSF.

In risposta alla situazione, MSF ha esteso le operazioni fino alla regione di Lubero. Il team di MSF presente a Kayna fornisce assistenza a Luofu, Kanyabayonga, Kirumba, Bingui e trasporta i pazienti molto gravi all’ospedale di Kayna o al centro di salute di Kanyabayonga. La situazione è in continua evoluzione e MSF ha deciso di dirigersi nelle zone in cui la popolazione si sta trasferendo e dove i bisogni sanitari sono particolarmente elevati. Un’altra equipe ha raggiunto la città di Lubero più a nord.

Benché la popolazione sia continuamente esposta a violenze e saccheggi, gli attacchi hanno causato feriti non critici. “Stiamo curando molti feriti meno gravi rispetto ad ottobre,” spiega Gitenet. “Le milizie armate non sono più impegnate nel confronto frontale, come lo erano tra settembre e ottobre. Questo è più nella natura della guerriglia.”

Alla fine del 2008, il conflitto ha colpito principalmente l’area meridionale della provincia. I combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli del CNDP (Congrès national pour la défense du peuple) avevano spinto la popolazione a fuggire a Goma. Oggi gli attacchi sono concentrati al nord, intorno a Lubero e Kayna. La situazione è più tranquilla nelle regioni meridionali della provincia anche se gli episodi di violenza sono ancora presenti. I team di MSF offrono assistenza medica e chirurgica alla popolazione sfinita da anni di scontri e agli sfollati che vivono nei campi della zona.

 

La situazione dei civili congolesi nella morsa della guerra nella parte orientale del paese, è una delle crisi umanitarie più gravi e più ignorate dai media nel 2008.
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