Covid-19: informati e protetti, a Roma la lotta all’epidemia passa per la sorveglianza attiva

Covid-19: informati e protetti, a Roma la lotta all’epidemia passa per la sorveglianza attiva

Mentre è sempre più chiaro come prevenzione e comportamenti responsabili siano la chiave per abbattere il numero dei contagi da Covid-19, continua la nostra azione in Italia nelle comunità più vulnerabili.

Nelle periferie urbane di Roma i nostri team aiutano persone e comunità a proteggersi dal virus attraverso specifiche attenzioni nella loro vita quotidiana: come igienizzare aree comuni e oggetti personali, gestire lavanderie e rifiuti, utilizzare i dispositivi di protezione individuale e preparare soluzioni disinfettanti, cosa fare nel caso una persona della comunità risulti positiva e come assisterla evitando che il virus si propaghi.

Forniamo supporto a decine di comunità vulnerabili dove le persone vivono insieme, in condizioni precarie e con scarso accesso alle cure mediche, per questo particolarmente fragili di fronte al virus come gli abitanti del Caravaggio, un edificio occupato a Roma.

La gestione di una pandemia, soprattutto quando si teme un andamento ciclico con diverse ondate, richiede principalmente due azioni: una risposta capillare che coinvolga tutte le componenti della società, dalle autorità sanitarie alla popolazione, e un approccio basato sulla prevenzione. In questa fase, in cui i casi diminuiscono grazie agli sforzi di tutti, i team MSF stanno aiutando gruppi e comunità vulnerabili a proteggersi, formando quante più persone possibile per rafforzare la risposta sul territorio. Stella Egidi Referente medico di MSF

Al fianco delle comunità più vulnerabili

Nella capitale quasi 11.000 persone vivono in condizioni di precarietà in circa 80 stabili occupati, concentrati particolarmente nel quadrante est della città.

Qui le persone, italiane e straniere, spesso famiglie con bambini, vivono in spazi limitati con bagni e aree in comune, e hanno visto la loro situazione economica deteriorarsi ulteriormente a causa del lockdown: in molti hanno perso il lavoro, già precario e spesso in nero, e ancora oggi faticano a trovare un nuovo impiego. Molte di queste persone non hanno un medico di base e faticano ad accedere ai servizi sanitari.

Abbiamo paura della pandemia, ma non siamo rimasti inermi perché siamo una comunità organizzata che sa affrontare le difficoltà. Il sostegno di MSF è stato cruciale: sappiamo come proteggerci e abbiamo gli strumenti per farlo Abitante del Caravaggio .

Dall’inizio dell’epidemia, in collaborazione con la ASL Roma 2, abbiamo implementato un sistema di sorveglianza sanitaria negli stabili occupati e negli insediamenti informali, che ha permesso, con il coinvolgimento diretto delle comunità, di implementare misure di protezione e gestire le segnalazioni di casi sospetti, il monitoraggio sanitario dei pazienti in isolamento e l’eventuale trasferimento di pazienti agli hotel Covid.

I nostri operatori hanno organizzato oltre 25 sessioni di sensibilizzazione sulle modalità di prevenzione e gestione del Covid-19 raggiungendo una popolazione di oltre 3.000 persone in dieci diversi stabili. Hanno fornito raccomandazioni sull’utilizzo delle aree comuni, riorganizzato alcuni spazi, identificato le zone da utilizzare per l’isolamento temporaneo di eventuali casi sospetti o confermati.

All’interno di alcune strutture è stato inoltre creato un “Comitato di salute” composto da membri della comunità, che hanno il compito di identificare e isolare in maniera tempestiva eventuali casi sospetti, allertare le autorità sanitarie garantendo il collegamento col sistema sanitario, e assicurare una risposta appropriata in caso di focolai, e il contact tracing per individuare altri potenziali casi.

Le comunità hanno saputo reagire utilizzando gli strumenti che avevamo fornito, riuscendo a limitare i contagi. Alcuni degli stabili dove interveniamo sono nella lista dei prossimi sgomberi previsti dalle autorità. In tempi di pandemia, quando la tutela della salute pubblica e della salute individuale sono chiaramente interconnesse, la decisione di sgomberare uomini, donne, intere famiglie con bambini appare miope e ancor più inaccettabile. È ora che si punti su soluzioni di lungo termine finalizzate a un inserimento abitativo e sociale stabile e si abbandoni definitivamente il ricorso agli sgomberi forzati senza soluzioni alternative. Francesca Zuccaro Responsabile dei progetti MSF a Roma

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