Cure mediche in Nord Kivu dove la violenza è quotidiana

Alla fine del 2011, MSF ha subito un violento attacco a Masisi, nel Nord Kivu, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Questo incidente ha obbligato l’organizzazione a ritirare parzialmente le sue équipe tra novembre e aprile. Oggi, le attività sono riprese normalmente, anche se il clima di sicurezza resta sempre precario.

 

Come sono riprese le attività di MSF a Masisi dopo l’attacco di novembre?
Il progetto era stato ridotto alle attività fisse: l’ospedale e i 2 centri di salute. Erano state sospese le attività periferiche, come le cliniche mobili e le ambulanze, ma anche le consultazioni; sospesa anche la promozione della salute per un raggio di 5 km. Ora stiamo rilanciando tutto. L’équipe è tornata: tutti i centri sono occupati e ne abbiamo aperti di nuovi. Oggi ci sono 10-15 espatriati e circa 70 collaboratori locali. Ripristinare le attività è stato semplice perché le nostre équipe hanno continuato a gestire l’ospedale.

Come si è evoluta la situazione questi ultimi mesi?
Non è migliorata. La popolazione è vittima di un livello di violenza enorme, diventato ormai banale. Nel senso che le persone sono arrivate a pensare che sia quasi normale. C’è un racket permanente da parte dei gruppi armati. Per andare al mercato a vendere dei buoi, o per tornare, è normale dover pagare o essere derubato. Quando si è malati, si preferisce aspettare prima di andare a un centro di salute. Finché una persona non è morente, si aspetta a portarla in una clinica.
Anche se non vediamo necessariamente gli attacchi violenti, tutti i giorni subiamo le conseguenze di queste tensioni: le donne che arrivano troppo tardi per partorire, i feriti che attendono 4 giorni nella foresta per evitare i gruppi armati, con il rischio di far peggiorare le loro ferite.

Che patologie si vedono nell’ospedale?
Diareea, malaria, problemi ginecologici e ostetrici e malnutrizione. Ci sono anche malattie croniche, come insufficienze cardiache e diabete. E ci sono malattie considerate “banali” in Europa, come le infezioni respiratorie e il morbillo. In un contesto con un sistema sanitario fallimentare, e con violenza cronica, accade così che semplici infezioni abbiano conseguenze drammatiche. Lo stesso vale per la malnutrizione.
Nell’ospedale di MSF, più di un quarto delle operazioni praticate è legato a ferite provocate da attacchi violenti. Ciò richiede molto più tempo di un parto cesareo.

Come MSF prosegue il suo lavoro in questo contesto ?
Mantenendo un dialogo costante con tutti: tessiamo una rete che permette di essere accettati. Trattiamo tutti senza discriminazioni. Cerchiamo di aiutare più persone possibili. La gratuità delle nostre cure è fondamentale, poiché la capacità della popolazione di pagare le cure mediche è molto limitata. Infine, il lavoro di qualità e la chiarezza dell’utilizzo dei mezzi che utilizza, donano a MSF una buona reputazione.

Dei mezzi importanti per rispondere a dei bisogni enormi…
I bisogni sono evidenti. Ogni mese ci sono 330 nuovi nati. Le clinche mobili sono importanti perché consentono di raggiungere pazienti che hanno troppa paura per mettersi in strada. Portiamo i bambini nelle nostre cliniche mobili perché non stanno bene e ci preoccupiamo più tardi di dove li metteremo. Se i reparti sono pieni mettiamo un materasso supplementare per terra. È una forma di utilitarismo medico: i bisogni del paziente vengono prima di tutto il resto.

 


 

MSF, nonostante il contesto di insicurezza, continua a fornire cure mediche gratuite in 4 ospedali di riferimento, 12 centri di salute e 4 centri di salute temporanei nella provincia del Nord Kivu, così come in 4 ospedali, 19 centri e 5 centri di salute temporanei nella provincia del Sud Kivu. Oltre a numerosi centri di trattamento del colera (CTC), cliniche mobili e attività di risposta alle emergenze. Nel 2011 MSF ha effettuato 105.681 cure mediche nel progetto di Masisi. Inoltre, sono state ospedalizzate 7.226 persone e hanno partorito gratuitamente 3.947 donne.. Nel Nord Kivu, MSF è attivo a Walikale, Mweso, Rutshuru, Pinga, Kitchanga e Nyanzale.

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