Darfur MSF non si arrende

In seguito all’espulsione delle sezioni olandese e francese dal Nord Sudan nel mese di marzo 2009, Medici Senza Frontiere continua a seguire progetti di assistenza in cinque diverse zone del Darfur.

Nel Nord del Darfur MSF lavora a Shangil Tobaya e a Kaguro. A Shangil Tobaya, 65 km a sud di El Fasher, MSF fornisce assistenza medica di primo e secondo livello, cure alle donne in gravidanza, alle vittime di violenza e svolge un programma di assistenza nutrizionale. A Kaguro, che si trova nel territorio del Jebel Si occupato dai ribelli, MSF gestisce un ambulatorio e cinque centri di salute nell’area circostante. All’interno dell’ambulatorio gli operatori di MSF forniscono assistenza medica prenatale e nutrizionale, effettuano ricoveri e vaccinazioni.

Nel Darfur occidentale, nella città di Seleia, MSF gestisce vari centri di salute e alcune cliniche mobili, grazie alle quali gli operatori di MSF riescono ad assistere migliaia di persone. A Golo, situata ai piedi del Jebel Marra, lo staff di MSF opera all’interno dell’ospedale locale, fornendo assistenza sia primaria che secondaria sia ai pazienti ricoverati che a quelli non degenti, assistenza di ostetricia e nutrizionale. Nella vicina Killin, situata in una zona controllata dai ribelli, MSF fornisce assistenza sanitaria di base, svolge un programma di assistenza nutrizionale e gestisce una sala di pronto soccorso all’interno della clinica locale.

In seguito all’espulsione delle sezioni olandese e francese lo scorso marzo, MSF non svolge più attività nel Sud del Darfur. A causa dei numerosi incidenti di sicurezza a Kebkabiya e al rapimento, nel mese di marzo 2009, di cinque operatori di MSF a Serif Umra, i progetti in queste due località sono stati chiusi dall’inizio di aprile. Anche le attività a Tawila, nel Nord del Darfur, sono state sospese in seguito ad un grave incidente di sicurezza.

Nel Nord del Sudan MSF ha avviato un progetto a Port Sudan, nel Red Sea State (RSS), di assistenza medica, indirizzata soprattutto alle donne in gravidanza e infibulate. Nel RSS, si stima che il 97.6% delle donne sia stato circonciso, pratica che comporta per queste donne gravi complicazioni mediche per tutta la vita. Durante il parto la donna deve essere “defibulata” per poter dare alla luce il proprio figlio. Dopo il parto è pratica comune “re-infibulare” la donna. A Port Sudan, MSF nel progetto all’interno dell’ospedale di Tagodom segue una politica di “tolleranza zero” nei confronti della circoncisione e non opera la “re-infibulazione” su nessuna donna dopo il parto. Per le attività di MSF a Port Sudan è fondamentale il progetto, indirizzato alla formazione di personale locale per sensibilizzare e istruire la comunità, di educazione sanitaria di base e di conoscenza dei rischi medici che comporta la circoncisione; a questo si unisce il programma di terapia psicologica e di formazione all’interno dell’ospedale di Tagodom.

In Nord Sudan, Darfur e Port Sudan, MSF lavora in totale con 23 operatori internazionali, 567 operatori locali e 48 persone dello staff del Ministero della Salute. MSF lavora in Sudan dal 1978, fornendo assistenza medica sanitaria d’urgenza. Oltre alle frequenti ondate di violenza e agli attacchi, in quest’area la malnutrizione è molto diffusa, i tassi di mortalità materna restano tra i più alti a livello mondiale, la tubercolosi e il kala azar sono patologie in aumento e sono comuni le epidemie di meningite, morbillo, colera e malaria.

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