Emergenza Ucraina: si conclude l’intervento in Italia

Emergenza Ucraina: si conclude l’intervento in Italia

Oltre 2000 chilometri percorsi in macchina con il femore rotto per fuggire dal conflitto in Ucraina. È l’esperienza di Tatiana*, una signora di 85 anni che abbiamo assistito a Napoli.

Rimasta sola nel paese, con gravi problemi di salute, Tatiana è stata raggiunta dalla figlia Olga*, che nonostante la guerra ha deciso di tornare in Ucraina per prendere sua madre e portarla in Italia, dove da tempo vive e lavora.

Grazie ai contatti con la comunità ucraina di Napoli abbiamo incontrato Tatiana che a causa dei suoi gravi problemi di mobilità non riusciva né a portare avanti le pratiche per la protezione internazionale né ad accedere all’assistenza sanitaria di cui aveva bisogno” ha raccontato Tina Cimmino, team leader del progetto a Napoli. Per diverse settimane Tatiana non è riuscita ad accedere alle cure necessarie, ostacolata dai suoi problemi motori.

Grazie alla collaborazione con gli altri enti e associazioni presenti sul territorio, è stata messa a disposizione da Croce Rossa Italiana un’automobile adeguata alle sue necessità per permettere a Tatiana di recarsi in questura e siamo così riusciti ad aiutarla ad accedere all’assistenza sanitaria di cui aveva bisogno. Ha così potuto avviare le procedure per la richiesta di protezione e ottenere la tessera sanitaria.” Tina CimminoTeam leader del progetto a Napoli

Il nostro intervento

Non solo a Napoli, ma anche a Roma, Milano e in Friuli-Venezia Giulia (Trieste, Udine e Gorizia) si è svolto il nostro intervento a supporto della popolazione in fuga dal conflitto in Ucraina: tre mesi di intervento e circa 600 persone raggiunte, con l’obiettivo di fornire assistenza psicologica e medica e orientamento sociosanitario 

I nostri team, composti da psicologi, infermieri e mediatori interculturali, hanno lavorato in coordinamento e in collaborazione con le organizzazioni e le autorità locali da aprile a giugno 2022, organizzando attività di promozione alla salute, gruppi di supporto psicologico, nonché interventi di assistenza medica con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili.

I nostri team hanno operato principalmente in centri di prima accoglienza e in strutture d’accoglienza diffusa ma anche all’interno delle comunità locali già presenti sul territorio. Il team di Roma ha lavorato in due hotel poco fuori dal centro della città che hanno accolto famiglie, donne e bambini fuggiti dal conflitto, mentre in Friuli-Venezia Giulia e a Napoli il nostro intervento si è focalizzato nei centri d’accoglienza, come i CAS, o negli alloggi privati messi a disposizione da enti e istituzioni locali.

Progetto Emergenza Ucraina a Trieste

Nel corso di questi tre mesi di intervento, i nostri team hanno fornito assistenza medica a 211 persone, di cui più di due terzi erano donne. Il 69% di queste persone ha effettuato consultazioni mediche per patologie specifiche, come malattie croniche, dermatologiche o disturbi di salute mentale. Oltre allo screening sanitario e all’individuazione delle vulnerabilità, per le quali è stata garantita la presa in carico da parte delle autorità mediche locali, i nostri team hanno svolto sessioni informative sulle modalità di accesso ai servizi sociosanitari e di orientamento alle strutture e ai servizi sanitari presenti sul territorio.  

“Quando abbiamo incontrato Dmytro* per la prima volta nella sua stanza portava gli occhiali da sole per nascondere il suo occhio malatoha raccontato una nostra infermiera. Dmytro è una tra le oltre 100 persone prese in carico dal progetto di Roma, un uomo di ottant’anni originario di Odessa che è stato accolto in uno degli hotel messi a disposizione per i rifugiati ucraini. 

Non potevo vedere il suo sguardo, ma ogni tanto accennava un sorriso mentre ci raccontava la sua storia. Si è rattristato solo quando gli ho chiesto se sarebbe voluto tornare nel suo paese. «Mio nipote di 14 anni è rimasto lì. Sua madre è morta alcuni anni fa e vive da solo con suo padre che però presto dovrà arruolarsi e partire per la guerra. Dopo l’operazione all’occhio tornerò a prenderlo. Devo prendermi cura di lui» mi ha detto.”   Un’infermiera del progetto a Roma

Dmytro aveva un tumore maligno all’occhio, la cui situazione si è complicata dopo che è stato colpito da una scheggia in seguito a un’esplosione. Dopo essere fuggito in Moldavia, è stato trasferito in Italia con un’evacuazione sanitaria per permettergli di accedere alle cure necessarie. Il nostro team lo ha supportato con consultazioni mediche e orientamento sociosanitario nelle settimane prima delloperazione all’occhio  

*nomi di fantasia 

Supporto psicologico

Come si fa a non vedere i morti davanti ai propri occhi prima di addormentarsi?” Un ragazzo di Kharkiv

Ansia, preoccupazione, problemi comportamentali, tristezza, depressione e pensieri invadenti sono i principali sintomi riscontrati tra le persone che abbiamo incontrato. Il conflitto ha lasciato segni indelebili nelle menti e nei ricordi delle persone. Donne, uomini, bambini e anziani fuggiti dal loro paese lasciandosi alle spalle affetti e familiari. Per questo motivo abbiamo offerto supporto psicologico ed emotivo, organizzando incontri di gruppo e sessioni individuali.  

In totale, sono stati organizzati 40 incontri di gruppo di supporto psicologico ed emotivo, che hanno coinvolto un totale di 384 persone, mentre circa 48 pazienti sono stati seguiti individualmente.  

Non solo persone in fuga dal conflitto in Ucraina

Il nostro team a Gorizia, Udine e Trieste, principali crocevia della rotta balcanica, ha offerto assistenza non solo ai rifugiati ucraini ma anche alle altre persone in transito con il supporto di mediatori interculturali di altre lingue, come farsi e urdu. Abbiamo fornito assistenza medica e infermieristica ai migranti in transito, curando le ferite causate dalle lunghe distanze percorse e le lesioni dovute alle violenze subite in seguito a intercettazione e respingimenti.  

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