Epidemia di Ebola nel Kasai occidentale (RDC): Cerchiamo di dare al nostro intervento un aspetto più umano nel rispetto della dignità del paziente

Luis, l’epidemia di Ebola sta dilagando?
Al momento è difficile dirlo. Il nostro team in loco sta ancora facendo delle valutazioni per capire la portata di tale epidemia. Ad oggi, su 42 persone che hanno sviluppato sintomi simili a Ebola, 13 sono morte.

Dove si trova il focolaio dell’epidemia?
Il focolaio è probabilmente nel villaggio di Kaluamba a 65 km a sud di Mweka, la principale città della zona. Ci sono, inoltre, dei casi sospetti nelle località di Kabau, Kalombayi e Mweka che teniamo sotto osservazione. A settembre e ottobre 2007, MSF ha già risposto a un’epidemia di Ebola. In quel periodo, 46 pazienti sono stati ammessi nell’unità di isolamento e 186 sono morti nell’arco di alcuni mesi.

Considerato che non esiste una cura per l’Ebola, qual è il ruolo che può ricoprire MSF?
Il nostro lavoro è strutturato in quattro attività principali. In primo luogo, dobbiamo isolare i pazienti in modo che non possano infettare altre persone, pazienti che ricevono delle cure palliative perché non esiste una cura per questa malattia. In secondo luogo, una parte del nostro team visita le comunità cercando di verificare se ci sono delle persone con sintomi simili a quelli della febbre emorragica e al contempo tenendo sotto osservazione le persone che sono state a contatto con i pazienti infetti. In terzo luogo, è importante il lavoro di sensibilizzazione sulla malattia, sui sintomi che produce, sulla trasmissione e sulla prevenzione. Infine, spiegare alla popolazione che le cure sono gratuite. Quest’ultimo aspetto è molto importante visto che la maggior parte di essa non può permettersi di pagare le cure, anche perché siamo in un regione molto povera.

Quindi, la sensibilizzazione è un’attività cruciale…
Sì, lo è. Il team di sensibilizzazione, coordinato da un sociologo, è in contatto con i leader della comunità con cui organizza molti incontri per far circolare le informazioni attraverso dei poster o la radio. L’obiettivo è quello di spiegare che Ebola è un problema che riguarda tutti – bianchi, neri, ricchi, poveri, maschi, femmine appartenenti a qualsiasi religione – e che va combattuto insieme. Il team ricopre un ruolo fondamentale durante i funerali che devono essere celebrati nel rispetto delle regole di sicurezza che vanno spesso contro le tradizioni locali.

…e la popolazione accetta facilmente queste “imposizioni” di MSF?
Per questo il ruolo del team di sensibilizzazione è cruciale perché devono spiegare l’importanza delle regole di sicurezza. Alcuni riti funerari sono molto radicati: la testa del morto viene sbarbata, le unghie vengono tagliate e poi il corpo viene lavato. Noi spieghiamo alla famiglia il perché siamo lì e cosa dobbiamo fare. Un membro della famiglia, insieme a noi, porta avanti il rito funerario che riguarda anche il contatto fisico ma non fa toccare il corpo a nessun’altro dei suoi familiari. Con questa persona, protetta come noi, adagiamo il corpo in un sacco di plastica che teniamo aperto. Per un quarto d’ora, amici e parenti possono girare intorno al corpo prima che venga chiuso. Prima che il funerale abbia inizio, chiediamo al membro della famiglia di disinfettare il corpo con acqua trattata con cloro.

La sfida è quella di rendere queste situazioni drammatiche più umane…
Dobbiamo evitare di creare la psicosi. Per esempio, siamo vestiti con le tute di protezione soltanto all’interno dell’unità di isolamento e quando trattiamo i casi sospetti. Alcuni anni fa, andavamo sempre in giro vestiti come se fossimo degli astronauti! E l’unità di isolamento non è completamente sigillata. I pazienti possono uscire su una piccola terrazza per parlare con amici e familiari che, ovviamente indossano abiti di protezione. Negli anni, abbiamo acquisito una maggior consapevolezza delle febbri emorragiche e cerchiamo di dare al nostro intervento un aspetto più umano nel rispetto della dignità del paziente. L’obiettivo è quello di trovare il giusto equilibrio tra la sicurezza e le tradizioni locali.

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