Etiopia, regione di Gambella: richiedenti asilo in condizioni terribili

Etiopia, regione di Gambella: richiedenti asilo in condizioni terribili

Siamo estremamente preoccupati per migliaia di richiedenti asilo provenienti dal Sud Sudan, bloccati da mesi in condizioni orribili in un centro di accoglienza nella regione di Gambella senza sufficiente accesso a servizi essenziali.

Temiamo che le condizioni peggioreranno ulteriormente durante la stagione delle piogge, ormai prossima.

Nyaluak Tang, 33 anni, ha affrontato un cammino di quasi un mese con il marito e i sei figli, dallo stato di Jonglei in Sud Sudan al villaggio di Pagak, appena oltre il confine con l’Etiopia, dove sono arrivati lo scorso agosto.

Ce ne siamo andati a causa delle gravi inondazioni nel nostro distretto, che ci hanno lasciati senza cibo. L’insicurezza è un altro dei motivi. Uno dei nostri figli è stato rapito da un gruppo di diversa etnia, e avevamo paura per gli altri nostri figli”. Nyaluak Tang Richiedente asilo del centro di Pagak

La famiglia è arrivata in Etiopia sperando di stabilirsi in un campo rifugiati, ottenere aiuti alimentari e un posto dove vivere in sicurezza.

L’Etiopia ospita al momento un grande numero di richiedenti asilo e rifugiati. Più di 337,000 persone vivono in sette campi solamente nella regione di Gambella. Tuttavia, la registrazione e il trasferimento dei nuovi arrivati sono sospesi da mesi a causa dell’emergenza COVID-19, aggravata da altre sfide.

Nyaluak e la sua famiglia sono bloccati in un centro d’accoglienza a Pagak da ormai otto mesi, nonostante il centro sia pensato per ospitare richiedenti asilo solo per brevi periodi. Inoltre, il luogo in cui si trova non è adeguato, in quanto soggetto a inondazioni e molto vicino al confine.

Le condizioni di vita a Pagak

Circa 16,000 richiedenti asilo dal Sud Sudan, tutti della comunità Nuer e principalmente donne e bambini, vivono in uno spazio limitato, recintato e sovraffollato, situato tra insediamenti locali. Le condizioni di vita sono molto difficili. Migliaia di persone vivono in una dozzina di edifici sovraffollati e decrepiti, poco più che capannoni, la maggior parte sprovvisti di coperte e materassi.

Ma c’è chi non è altrettanto fortunato: centinaia di donne e bambini, tra cui donne incinte e neonati, dormono all’aperto, molti senza teli di plastica su cui sdraiarsi o coperte con cui scaldarsi, senza alcuna protezione dalle condizioni atmosferiche. Le condizioni igienico-sanitarie sono terribili. Con le poche latrine disponibili, molti sono costretti a defecare all’esterno. A febbraio e marzo, abbiamo curato 1.233 bambini con forme acute di diarrea acquosa.

Senza documenti di registrazione, i richiedenti asilo non hanno accesso significativo ai servizi essenziali. Molti non hanno ricevuto aiuti alimentari da quando sono arrivati a Pagak. Hanno tutti fame.

Raccolgo frutti e foglie da cucinare per i miei figli”. Nyachuol TutRichiedente asilo del centro di Pagak

Nel centro di accoglienza, le donne cucinano foglie verde brillante su fornelli di fortuna. Per molti, questa è una situazione che si ripete da mesi. Altri raccolgono legna, vendendola per pochi birr al mercato locale per comprare miglio o altri alimenti. Avventurarsi, però, nella foresta alla ricerca di legna può essere pericoloso.

Pentola piena di foglie posta sul fuoco

A volte vediamo soldati che dal Sud Sudan attraversano il fiume ed entrano in Etiopia, e se si accorgono di noi ci picchiano Nyachuol Tut Richiedente asilo del centro di Pagak

I richiedenti asilo raccontano anche che alcuni bambini sono stati rapiti mentre stavano giocando al fiume vicino al confine.

Molte madri non sanno più cosa fare, come Nyabol Lam, 28 anni, arrivata a Pagak a febbraio. La donna è scappata dallo stato di Jonglei con i suoi tre figli e tre nipoti dopo che la sorella e il cognato sono stati uccisi in uno scontro tra comunità. Il bambino più piccolo ha solo un anno. Dormono tutti all’aperto.

Non ho nemmeno un contenitore per cucinare, né utensili. Non abbiamo niente da mangiare. I bambini non fanno altro che dormire perché non hanno energia. Non abbiamo vestiti, non abbiamo coperte. Nessuno ci aiuta”. Nyabol LamRichiedente asilo del centro di Pagak

Nyabol con la famiglia

Una situazione destinata a peggiorare

Con l’avvicinarsi della stagione delle piogge, alla fine di aprile, la situazione è destinata a peggiorare se non verrà trovata una soluzione efficace. Gli acquazzoni occasionali hanno già trasformato parte del campo in una palude.

Quando le piogge si faranno più frequenti, le persone non potranno più dormire all’esterno. È questo il caso di Gatluak Deng, 67 anni, che dorme all’aperto con i suoi figli e nipoti.

Quando piove cerchiamo tutti riparo nei capannoni. Ma sono così affollati che dobbiamo stare seduti tutta la notte, non c’è spazio sufficiente per sdraiarsi”. Gatluak Deng Richiedente asilo del centro di Pagak

La stagione delle piogge renderà più difficile anche cucinare all’aperto, così come raccogliere legna, foglie e frutti selvatici. Nell’area si sono già formate diverse pozze di acqua stagnante, condizioni ideali per la riproduzione delle zanzare.

La malaria è già una delle patologie più diffuse tra i bambini al di sotto dei 5 anni. Tra febbraio e marzo abbiamo trattato 593 pazienti affetti da malaria. Ci aspettiamo che questo numero aumenti con l’inizio della stagione delle piogge, così come i casi di malattie portate dall’acqua come la diarrea acquosa acuta”. Audrey van der Schoot Direttrice delle operazioni MSF in Etiopia

C’è urgente bisogno di una soluzione

A marzo nel centro di accoglienza di Pagak ci sono stati quattro casi confermati di COVID-19. Il fatto che le persone vivano a stretto contatto, senza misure di controllo e prevenzione adeguate, aumenta la diffusione del Covid e di altre malattie trasmissibili. La situazione probabilmente peggiorerà con l’inizio delle piogge, quando le persone saranno ammassate sotto i pochi tetti disponibili.

Questa situazione deve essere risolta con urgenza. I richiedenti asilo devono essere registrati tempestivamente, ed è necessario affrettare il processo per stabilire un centro di accoglienza in un’area più idonea della regione. Nel frattempo, sollecitiamo le altre organizzazioni a incrementare le forniture di servizi essenziali a Pagak”. Audrey van der Schoot
Direttrice delle operazioni MSF in Etiopia

Abbiamo iniziato le nostre attività nel centro di salute di Pagak lo scorso febbraio, con più di 6870 consultazioni mediche effettuate alla fine di marzo. Il nostro team fornisce cure sia ai richiedenti asilo che alla comunità locale. Le cinque maggiori patologie tra i bambini al di sotto dei cinque anni sono la diarrea acquosa acuta, le infezioni delle vie respiratorie superiori e inferiori, la malaria e le infezioni oculari.

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