Gaza un anno dopo: palestinesi ancora schiacciati dall’occupazione israeliana

Un anno dopo la guerra di cinquantuno giorni a Gaza, centinaia di palestinesi gravemente feriti dagli attacchi israeliani riempiono ancora le sale d’attesa di MSF. Hanno bisogno di complesse operazioni di chirurgia ricostruttiva e riabilitazione fisica. L’assedio continuo di Gaza, sembra solo l’ultimo atto del massacro israeliano-palestinese, afferma MSF. Oggi MSF nota – come forse mai in vent’anni di assistenza sanitaria e psicologica a Gaza e in Cisgiordania – come la sofferenza inflitta dall’occupazione israeliana rientri ormai nella normalità e come una fine dell’occupazione sia l’unica via per attenuare la sofferenza dei palestinesi. 

Il bilancio delle vittime dell’ultima guerra a Gaza è spaventoso: più di 2.200 persone sono state uccise e i feriti sono stati più di 11.000, di cui 7.000 le donne e i bambini. “I bambini di otto anni non vedono altro che assedio e guerra da quando sono nati”, afferma Erwan Grillon, capo di missione di MSF a Gaza e in Cisgiordania. “E hanno già vissuto sulla loro pelle quattro attacchi, due dei quali sono stati assolutamente devastanti e hanno ucciso indiscriminatamente un numero impressionante di civili. La maggioranza dei nostri pazienti che ancora necessitano di interventi chirurgici e fisioterapia a causa di ferite di guerra sono ragazzi sotto i diciotto anni”. 

Negli ambulatori di MSF, chi sta ancora facendo i conti con le complicazioni delle ferite di guerra, divide lo spazio con chi – per la maggior parte bambini – riporta gravi ustioni causate da impianti di riscaldamento domestico o da incidenti domestici avvenuti in alloggi di fortuna o in abitazioni danneggiate. Più di 12.000 abitazioni sono state danneggiare o distrutte durante la guerra, così come più di 70 ospedali o strutture sanitarie.

Il blocco militare israeliano di Gaza continua a privare l’area di urgenti forniture di prima necessità, come i materiali da costruzione utili a riedificare alcuni dei quartieri ridotti in macerie. Israele ha imposto rigorose restrizioni su cemento e altri materiali che sono considerati “a doppio uso” poiché potrebbero essere usati per costruire armi invece che abitazioni. 

“Le condizioni di vita continuano a peggiorare” afferma Grillon. “Nel nostro ambulatorio post-operatorio a Gaza, la maggioranza dei pazienti è assistita per ustioni causate da esplosioni in seguito all’uso di precari impianti di riscaldamento o da incidenti domestici in abitazioni danneggiate durante la guerra. Sono bambini per il 60%”.

In seguito al blocco israeliano, le persone vivono in terribili e precarie condizioni e dipendono per la maggior parte da aiuti esterni. La disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi – più del 40% sul totale e più del 60% tra i giovani – e l’80% della popolazione è per lo più dipendente dagli aiuti umanitari. 

Mentre il conflitto e il blocco della Striscia in corso hanno conquistato il grosso dell’attenzione internazionale, l’occupazione della Cisgiordania rappresenta un’altra forma di oppressione che ha avuto anch’essa un diffuso impatto sulla salute pubblica. La popolazione palestinese in Cisgiordania è soggetta a soprusi, minacce e umiliazioni ogni giorno. Oggi, a causa di insediamenti, strade secondarie, posti di blocco e dispiegamento di forze militari, i palestinesi possono vivere in meno del 40% del territorio della Cisgiordania.

I programmi di MSF per la salute mentale sono pieni di pazienti che soffrono di disturbi psicologici a causa delle continue molestie, delle frequenti (e impunite) violenze degli occupanti su persone e proprietà, raid notturni, detenzione amministrativa e altro ancora.  

“Le storie che le nostre équipe ci raccontano mettono talmente tanto in luce i fatti che dovrebbero essere sufficienti a denunciarli”, continua Grillon. “Ogni giorno vediamo pazienti, un terzo dei quali hanno meno di 13 anni, in un costante stato di ansia e terrore a causa di incursioni notturne da parte dei soldati israeliani e degli attacchi degli occupanti. Ci prendendiamo cura delle stesse famiglie che presentano gli stessi sintomi da dieci anni. Non è cambiato nulla”.

Come diretta conseguenza del perpetuarsi dell’occupazione e del completo fallimento di qualsiasi processo politico, sia a Gaza sia in Cisgiordania i palestinesi sono intrappolati in un ciclo di violenza senza fine che deve essere affrontato con schiettezza e urgenza. Le misure adottate da Israele in nome della sicurezza devono essere valutate in relazione alle conseguenze umanitarie. E i governi e le istituzioni internazionali che stanno esplicitamente o tacitamente sostenendo queste politiche devono, allo stesso modo, prendere in considerazione i costi umani di queste politiche, data l’innegabile devastazione che hanno inflitto.

“Tentare di creare una falsa equivalenza in termini di responsabilità per l’attuale situazione in Cisgiordania e Gaza nasconde semplicemente la realtà delle responsabilità per la violenza nei territori occupati”, dichiara il Dott. Mego Terzian, presidente di MSF Francia. “Utilizzando una retorica di auto-difesa per impadronirsi del territorio e perpetuare la brutale occupazione, Israele e i suoi sostenitori internazionali hanno cercato di codificare un sistema che colpisce i palestinesi giorno dopo giorno, soffocando vita e speranza e prospettando un futuro anche peggiore”.  

Le nostre attività nel Paese

MSF lavora a Gaza dal 1989, fornendo assistenza sanitaria come risposta ai bisogni delle persone, concentrandosi di specifici bisogni sanitari cui il sistema sanitario di Gaza non può dare risposta e reagendo alle conseguenze dirette e indirette della violenza. Le attività mediche includono chirurgia, supporto post-operatorio, medicazioni, supporto psicologico, terapie professionali e fisioterapia, compresa la fisioterapia ortopedica specializzata. In Cisgiordania, dal 2011 MSF ha avviato programmi di salute mentale nell’area est di Gerusalemme e dal 2000 nei governatorati di Jenin, Hebron, Nablus, e Qalqilya.

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