Goma ore 17.15

Contrariamente a quanto indicato nei primi rapporti, la maggior parte della città di Goma non è stata distrutta. Secondo un accertamento di MSF la lava e le fiamme hanno colpito tra il 25 e il 35% della città di Goma. La zona maggiormente colpita è il centro residenziale e commerciale della città; i quartieri più popolari sono rimasti intatti. Tutta l’area continua ad essere avvolta dal fumo.

Le persone hanno cominciato a rientrare nelle proprie case, tornando da Gysenyi e da Sake. Il team di MSF ha stimato che circa l’80% di coloro che erano fuggiti sta rientrando, nonostante Goma sia stata dichiarata un’area insicura per almeno altri dieci giorni.
La paura di nuove epidemie è molto alta e scosse di terremoto sono ancora frequenti.
Il primo aereo è atterrato a Goma (Aviateurs Sans Frontières).

MSF sul terreno.
A Goma e Gysenyi MSF sta concentrando le sue attività sulla fornitura di acqua potabile.

Goma
A Goma è presente una centrale idrica intatta (zona est della città) ma che in questo momento non è in funzione. Sono in corso esami per verificare la potabilità dell’acqua. Corrente elettrica e acqua raggiungono alcune parti della città ma ancora non si hanno dati sull’effettiva copertura.

Gysenyi
I due acquedotti di Gysenyi sono fuori uso – probabilmente a causa delle scosse telluriche. MSF ha inviato un’autocisterna a Ruhengeri per l’approvigionamento idrico. Anche la Croce Rossa Internazionale e la Prefettura di Kigali hanno inviato autobotti ma la loro capacità deve essere incrementata.
La missione di MSF, con base a Kampala, ha inviato tre autocisterne che dovrebbero arrivare a Gysenyi nella giornata di domani. Sembra che poche persone resteranno a Gysenyi. Anche coloro che si trovano a Nkamira sono in procinto di rientrare.

Le squadre di MSF stanno trasferendo i kit per l’allestimento di campi per il trattamento del colera da Kigali a Gysenyi. Dopo la scoperta di tre casi di morbillo, MSF ha deciso di pianificare una campagna di vaccinazione. Un’ulteriore preoccupazione è rappresentata dal rischio di un’epidemia di malaria (in questa regione la malaria è endemica e il ceppo malarico è resistente alla clorochina).

MSF ha installato tre cisterne d’acqua, di 15.000 litri ciascuna, al confine (una La Grande Barriere, due a La Petite Barriere). Una quarta è in arrivo.

 

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