Haiti: Gli ospedali continuano a funzionare ma… fino quando?

Mentre permane la situazione di caos ad Haiti, le équipe di MSF – 15 volontari internazionali e 85 collaboratori haitiani – continuano a garantire le cure nei differenti ospedali di Port-au-Prince e nel resto del paese. Il problema dell’approvvigionamento di farmaci e del proseguimento delle attività ospedaliere è sempre più lampante.

A causa del rapido degrado delle condizioni di sicurezza in diverse zone del paese, l’accesso alle cure da parte della popolazione viene reso sempre più difficile a causa della fuga del personale sanitario, delle difficoltà di spostamento e dei problemi di rifornimento.

Nel Nord del paese, il sistema sanitario deve fronteggiare il rischio di carenza di carburante, di materiale medico e di farmaci. La farmacia ospedaliera regionale di Cap-Haïtien ha rifornimenti solo per una settimana. Questa situazione preoccupane rischia di compromettere il funzionamento degli ospedali che dipendono dalla farmacia per l’approvvigionamento di medicine. Fortunatamente, per ora, gli ospedali riesono ancora a funzionare, ma per quanto tempo?

A Port-au-Prince, le équipe di MSF lavorano all’ospedale di Saint-François de Salle e si preparano a far fronte a una situazione d’emergenza medica che nelle ore e nei giorni che vengono potrebbe determinarsi in base agli sviluppi della crisi nella capitale. A Saint-Marc (Ovest di Haiti), l’ospedale Saint-Nicolas continua ad accogliere i malati grazie alla presenza di MSF che cerca di mantenere le attività malgrado la fuga di una parte del personale.

L’ospedale da 110 letti di Saint Nicolas è quasi vuoto. Solo una dozzina di pazienti sono rimasti nell’unico ospedale pubblico di questa città e riferimento per una regione di 250.000 persone. “E’ sempre stato pieno” dice il chirurgo Pierre Gielis, che aveva lavorato qui fino allo scorso agosto ed è appena tornato per una valutazione. “Ma senza medici, quasi nessuno si avventura in questo ospedale“.

I tre medici che normalmente fanno le visite e supervisionano alle terapie sono fuggiti nella capitale, Port-au-Prince, due ore di macchina verso sud. Quando Saint Marc è caduta in mani diverse per due volte all’inizio di febbraio, prima presa dagli oppositori dell’attuale regime, poi riconquistata dalle forze di polizia, i medici si sono ritrovati dalla parte sbagliata dell’arena politica. In realtà, prima dell’inizio degli attuali scontri questo problema non sussiteva: ora, tutto si è polarizzato e Saint-Marc è pesantemente controllata dalla polizia. Alcuni sostenitori del presidente Aristide hanno infatti dato la caccia a noti oppositori del regime e, a queste condizioni, i medici non si sono più sentiti al sicuro.

Tra il 2 e l’11 febbraio, il Saint Nicolas ha ricevuto 23 feriti, tutti colpiti da proiettili. Di questi, solo uno è rimasto in ospedale: David Elcius (nelle foto), un agricoltore di 29 anni, proveniente dal vicino Lagarene, che si trovava in città per vendere i suoi prodotti quando i combattimenti sono cominciati intorno a lui. Un proiettile gli ha causato una frattura complessa nella gamba destra.

David non si interessa molto di politica. “Sono un agricoltore di un piccolo villaggio. Mi preoccupo solo di nutrire la mia famiglia“. Si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ora deve affrontare la prospettiva di una lenta guarigione durante la quale non potrà occuparsi di sua moglie Velina Sera e dei loro due bambini.

È lo staff di Medici Senza Frontiere che si occupa ora di proseguire il trattamento. Il medico congolese Albert Tshiula forma il personale sanitario e ha organizzato un sistema di rotazione per le presenze in ospedale. L’accesso alla struttura sanitaria e alle cure necessarie è così garantito ma senza il regolare staff medico il servizio è molto limitato. Se dovesse verificarsi un altro combattimento per il controllo di Saint Marc, e tutti temono che un’altra battaglia sia effettivamente in preparazione, l’unico ospedale pubblico della città potrebbe essere definitivamente abbandonato.

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