Il corridoio umanitario nel sud del Libano è un illusione .

 

 

Contrariamente a quanto l’annuncio di un corridoio umanitario ha fatto credere, gli operatori umanitari non hanno un reale accesso alle persone che più hanno bisogno, e quanti vogliono scappare dalle regioni colpite o cercare aiuto non hanno alcuna garanzia di poterlo fare senza rischi.

Christopher Stokes è capo missione di Medici Senza Frontiere (MSF) in Libano. Si trova per la seconda volta a Tiro, dove MSF ha messo in piedi un centro di salute e ha avviato attività di clinica mobile. Giunto a bordo di una piccola auto con diverse scatole di farmaci, spiega che il corridoio umanitario nel sud è lungi dall’essere realtà.

Qual è la situazione nel sud del Libano?
Per i civili che si trovano nelle zone più colpite è quasi impossibile muoversi e di conseguenza raggiungere gli ospedali. Alcune famiglie hanno lasciato le loro case, ma sono rimaste bloccate in mezzo al nulla, poiché le strade sono state distrutte.
Le equipe di MSF hanno incontrato famiglie che non hanno ricevuto nessuna assistenza poiché le strade sono state bombardate o poiché hanno esaurito la benzina mentre cercavano di scappare. Non possono tornare a casa, non possono cercare assistenza medica. Altri sono semplicemente troppo spaventati persino per muoversi.

Quali sono le difficoltà per MSF in quanto organizzazione umanitaria?
Nei conflitti dobbiamo negoziare, con entrambe le parti, lo spazio necessario per potere avere accesso ai civili, per costruire cliniche, per distribuire gli aiuti e aiutare la popolazione. Oggi, in Libano, è impossibile negoziare alcun tipo di accesso sicuro ai villaggi sotto le bombe. Questo è un grande ostacolo per noi, ma lo è soprattutto per i nostri colleghi libanesi. Non esiste alcuna garanzia di sicurezza per gli operatori umanitari libanesi che svolgono la maggior parte del lavoro di soccorso nel sud.

L’annuncio del corridoio umanitario ha reso il vostro lavoro più semplice?
Da diversi giorni a questa parte, il concetto di corridoio umanitario è stato usato per mascherare la realtà: è impossibile avere un accesso sicuro ai villaggi nel sud. Il cosiddetto corridoio è una sorta di alibi poiché, nei fatti, non esiste un vero accesso per le organizzazioni umanitarie al sud. E la comunità internazionale illude sé stessa se crede che vi sia.
Di fatto non vi è alcuna garanzia di sicurezza per i veicoli che viaggiano a sud. I pochi convogli delle Nazioni Unite che hanno ottenuto garanzie di sicurezza dalle autorità israeliane hanno depositato i loro carichi nei magazzini per poi scappare velocemente a Beirut.

Questo significa che non abbiamo accesso alle persone che più hanno bisogno. E al tempo stesso, le persone che vogliono scappare dalle zone colpite o vogliono cercare aiuto non hanno alcuna garanzia di poterlo fare in sicurezza, contrariamente a quanto questo discorso sul corridoio umanitario potrebbe fare credere.

E per quanto riguarda trasportare gli aiuti in Libano?
Anche la parte più facile da realizzare del cosiddetto corridoio umanitario, da Cipro a Beirut, non funziona come dovrebbe. MSF ha circa 140 tonnellate di materiale fermo a Cipro, e solo una parte delle scorte sta giungendo a Beirut. A un certo punto, abbiamo avuto farmaci salva-vita bloccati lì per tre giorni!

Come sta organizzando in questi giorni MSF il rifornimento di scorte nel sud del Libano?
Gli autisti dei camion si rifiutano di andare a Tiro a causa dei problemi di sicurezza. Camion sono stati colpiti dai raid aerei, così come auto civili e ambulanze. Le nostre equipe sono obbligate a usare taxi carichi di scatole e materiale medico da distribuire agli ospedali nel sud. Ma questa è lungi dal rappresentare una soluzione considerando la gran quantità di materiale che dobbiamo inviare nelle zone colpite.

Si è parlato di una sospensione di 48 ore dei raid aerei, questo ha cambiato la situazione?
Speravamo di potere approfittare della sospensione per raggiungere persone che non siamo ancora riusciti ad assistere. Tuttavia, mentre parliamo, sappiamo che gli scontri sono continuati anche oggi (ieri, n.d.r.). Saremmo dovuti andare nella città di Beit Jbail oggi (ieri, n.d.r.), per portare scorte mediche e valutare altri bisogni. Ma poiché, una volta ancora, un ponte è stato bombardato sulla strada da Sidone, le scorte sono giunte con ore di ritardo a Tiro e abbiamo potuto portarle solamente fin dove un’ambulanza libanese ha potuto raccoglierle e trasportarle oltre. Quindi, in pratica, questa sospensione dei raid aerei non significa quasi nulla per quanto riguarda l’accesso alle persone intrappolate nel conflitto. E cosa succederà dopo il rinvio di 48 ore dei raid aerei? Torneremo alla vecchia situazione, quando era impossibile ottenere alcun tipo di accesso sicuro alla popolazione?

Condividi con un amico