Il verdetto

All’apparenza motivato dalla sola preoccupazione di preservare l’immagine di uno stato che non paga riscatti, il governo olandese perseguiva da quattro anni Medici Senza Frontiere (MSF) davanti alla giustizia elvetica. Il suo obiettivo era quello di farsi rimborsare la somma pagata nell’aprile del 2004 per la liberazione di Arjan Erkel, cittadino olandese e capo missione della sezione svizzera di MSF, tenuto in ostaggio per 20 mesi nel Nord del Caucaso.

Considerando il ruolo svolto dal governo dei Paesi Bassi nella liberazione dell’ostaggio e l’assenza di qualunque impegno di rimborso da parte di MSF, il tribunale di primo grado, in seguito la corte cantonale di giustizia civile d’appello di Ginevra avevano rigettato senza riserva la richiesta olandese. La specificità dell’azione umanitaria in zona di conflitto, così come d’altronde il dovere di protezione da parte dello stato nei confronti dei propri cittadini all’estero apparivano chiaramente nelle motivazioni delle loro sentenze. Il tribunale federale di Losanna, interpellato per un ultimo ricorso da parte delle autorità olandesi, ha ribaltato la sua decisione: il 10 luglio 2008, sconfessando la giurisdizione ginevrina, ha condannato MSF a pagare allo stato olandese la metà del riscatto.

Questa decisione è estremamente deludente per MSF ma rappresenta ugualmente una mezza sconfitta per il governo olandese. Questi, ricordiamolo, affermava di avere agito per conto di MSF e di non avere alcuna responsabilità nei confronti di un suo cittadino preso in ostaggio. Sempre pronto a presentarsi come difensore della causa umanitaria, lo stato dei Paesi Bassi ha dimostrato, per tutta la durata di un caso giudiziario ostinato, la sua indifferenza nei confronti dell’impegno e del lavoro degli operatori umanitari nei confronti delle popolazioni vittime dei conflitti.

Nonostante le motivazioni precise delle sentenza della piu alta corte elvetica non siano ancora conosciute, il giudizio è chiaro nel senso che mette sullo stesso piano lo stato dei Paesi Bassi e MSF. E per questo che c’è da temere che questa decisione non resterà senza conseguenze per gli attori umanitari.

Il successo, sebbene parziale, della procedura intentata da parte del governo olandese, trasforma in effetti un atto criminale grave, che comprende la manipolazione politica e il traffico di esseri umani, in una semplice questione finanziaria. La decisione dei giudici federali pronunciata nella terra madre del Diritto Internazionale Umanitario è un segnale negativo per l’ordine pubblico internazionale e il mantenimento degli equilibri esistenti tra gli stati e le organizzazioni umanitarie. La decisione dei giudici contribuisce a banalizzare i crimini commessi contro gli operatori umanitari. Il minimo che si possa dire è che non migliorerà la loro sicurezza, esonerando uno stato dagli obblighi che ha sottoscritto in quanto firmatario delle Convenzioni di Ginevra.

Quali che siano le motivazioni, la decisione del Tribunale Federale rappresenta un ulteriore ostacolo alla messa in pratica dell’azione umanitaria in zone di conflitto, già fortemente minacciata dal comportamento di troppi stati.

Rony Brauman
Già presidente di MSF-Francia
Professore associato all’Istituto di Studi Politici di Parigi
 

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