Cinque domande sull’epidemia di Ebola in Guinea

Cinque domande sull’epidemia di Ebola in Guinea

Lo scorso 14 febbraio le autorità della Guinea hanno dichiarato una nuova epidemia di Ebola.

In quanto organizzazione medica che ha avuto un ruolo chiave nella risposta alla terribile epidemia del 2014-2016 in Africa occidentale, abbiamo immediatamente mobilitato un team di esperti nella lotta all’Ebola.

Anja Wolz, che sta coordinando la nostra risposta all’emergenza Ebola, risponde a cinque domande sull’epidemia.

Quanto dobbiamo preoccuparci per questa nuova epidemia di Ebola?

Nelle risposte a qualsiasi epidemia è importante rimanere calmi e concentrati. In questo caso, però, parliamo di Ebola, che è sempre preoccupante. Per questo motivo abbiamo mobilitato un team formato dai  nostri operatori più esperti nella lotta all’Ebola che raggiungeranno la Guinea non appena le procedure amministrative e quelle di ottenimento del visto lo consentiranno. Potremmo scoprire che si tratta di una piccola epidemia – facile da controllare e contenere – oppure potrebbe trattarsi di un problema più vasto e complesso.

Quali sono i primi passi nella risposta a un’epidemia di Ebola?

Prima di tutto, serve un quadro chiaro della situazione. Un team per il controllo epidemiologico è partito lunedì 15 febbraio per le aree colpite di N’Zerekore e Gouéké, nella zona più a sud del paese. Le attività son partite  ma non abbiamo ancora completa chiarezza su quello che ci troveremo ad affrontare.

Ci sono poi una serie di punti-chiave che devono essere attuati rapidamente ed efficacemente:

  • Tracciamento dei contatti (identificare tutte le persone che sono entrate in contatto con i casi Ebola, in modo da poter monitorare la loro salute e interrompere la catena di trasmissione);
  • Disporre di strutture medico-sanitarie con un set-up adeguato a isolare e curare i pazienti Ebola;
  • Assicurarsi che le pratiche funebri di coloro che muoiono di Ebola o sospetta Ebola siano effettuate in sicurezza;
  • Diffondere informazioni di educazione alla salute chiare e corrette;
  • Assicurarsi che ci sia un efficace sistema di triage in tutte le strutture sanitarie, per minimizzare le possibilità che l’Ebola abbia un effetto a catena sul resto del sistema sanitario;
  • Soprattutto, coinvolgere la comunità.

Coinvolgere la comunità, in particolare, è vitale. Bisogna investire tempo ed energia nel dialogo e nell’ascolto delle comunità delle aree interessate. Bisogna adattare la risposta epidemiologica in base a ciò che dice la comunità, e bisogna che quest’ultima si adatti ai rischi dell’Ebola. Dev’essere uno scambio reciproco.

Oggi esistono vaccini contro l’Ebola?

Senza dubbio l’esistenza di vaccini contro l’Ebola è una delle differenze fondamentali rispetto all’epidemia del 2014-2016. È una notizia fantastica – ma dobbiamo stare attenti alle aspettative che questa crea. È improbabile che ci siano abbastanza vaccini da coprire intere regioni o prefetture. Questo significa che le scelte sull’uso dei vaccini devono essere illustrate molto chiaramente, in modo da evitare incomprensioni e una possibile mancanza di fiducia da parte delle comunità colpite dall’Ebola.

Si ritorna di nuovo al coinvolgimento della comunità. L’abbiamo già visto molte volte in passato. Se la comunità si sente coinvolta, ascoltata e responsabilizzata, è probabile che la risposta all’Ebola sia efficace, con o senza vaccini. Ma se la comunità si sente lasciata da parte, inascoltata e diventa frustrata o diffidente, allora la risposta si scontrerà quasi certamente con diversi ostacoli, con o senza vaccini.

E per quanto riguarda le nuove cure per il trattamento dell’Ebola?

Il fatto che le cure per l’Ebola non esistessero all’inizio dell’epidemia del 2014 è certamente una differenza significativa. Non sappiamo ancora quali dei trattamenti medici verranno utilizzati nella risposta in Guinea, ma il fatto stesso di avere l’opzione di una cura è positivo per due motivi:

  • Aumenta significativamente la probabilità che un paziente sopravviva – specialmente se intraprende la cura abbastanza presto;
  • Significa che abbiamo una maggiore probabilità di convincere le persone a presentarsi subito per l’isolamento e la cura. Prima che ci fossero trattamenti medici disponibili era comprensibile che le persone preferissero evitare i Centri di Trattamento dell’Ebola, che spesso venivano temuti come luoghi di morte. Ma con la disponibilità di cure, questa situazione potrebbe cambiare radicalmente. Tutto ciò è importante per il controllo dell’epidemia, perché quando un individuo malato di Ebola viene isolato non può trasmettere il virus ad altri.

Quale sarà il ruolo di MSF nella risposta all’epidemia?

Un nostro team è già sul posto per aiutare con il controllo epidemiologico e valutare che tipo di informazioni sull’Ebola circolano nelle comunità,  adattando le strategie di promozione alla salute. Un secondo team formato dai nostri operatori più esperti di Ebola è in partenza. Quando la nostra équipe multidisciplinare sarà al completo, saremo in grado di decidere rapidamente dove e come noi di MSF potremo essere di maggiore aiuto: dalle cure per l’Ebola al controllo epidemiologico, educazione alla salute, tracciamento dei contatti, dialogo con la comunità o vaccinazione.

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