Intervista con Vincent Brown epidemiologo e direttore di Epicentre centro epidemiologico che lavora regolarmente con MSF

Esperto nella ricerca epidemiologica, Vincent Brown condivide con noi le sue impressioni sull’epidemia di Marburg verificatasi lo scorso venerdì 8 Aprile, una settimana dopo il suo arrivo in Uige, dove lavora con il team di MSF. E’ incaricato di migliorare la sorveglianza epidemiologica con MSF.

E’ la prima volta che ti confronti con la comparsa dell’epidemia della Febbre emmoragica di Marburg?
Si., ma l’approccio generale è simile a quello dell’epidemia di altri pericolosi patogeni. Dobbiamo organizzare una banca dati per ottenere informazioni necessarie e capire la dinamica dell’epidemia. In questo caso il lavoro di ricerca è iniziato nella città di Uige (l’epicentro dell’epidemia) e, quando necessario, si focalizza su nuovi focolai nella regione.
E’ necessario che vengano documentati i contatti con le persone che sono state infette. I team sono stati organizzati a questo scopo. Ritengo che l’epidemia sia attualmente in una fase di crescita. Sarebbe difficile avere una chiara comprensione della situazione solo attraverso i casi che sono riportati nell’ospedale di Uige. Alcune persone sono realmente preoccupate di andare lì, a causa del numero di morti che è stato registrato. Finora, a causa della gravità della malattia, i dati riguardano solo le persone decedute.

Che cosa hai imparato da questa epidemia dopo averla studiata per una settimana?
Una volta che ti sei confrontato con questa sul campo, la malattia è più difficile da controllare di quanto ci si potesse immaginare prima di venire qui. La popolazione è colpita duramente da una malattia che non conosce. Molti non hanno idea di come prevenirla. Non sanno che può essere trasmessa attraverso fluidi e secrezioni o pazienti infetti. Non sanno che ogni sepoltura senza misure precauzionali appropriate, può essere un’operazione ad alto rischio. Ciò significa che quando un membro di una famiglia viene infettato o muore, molti possono diventare infetti attraverso il contatto diretto.

È’ possibile che l’epidemia si sia già diffusa con altri focolai in tutta le provincia di Uige?
Sono stati confermati dei casi fuori dalla città di Uige, ma così lontano sembra che molti possano essere direttamente collegati con la città di Uige. Con la scarsa informazione disponibile, è difficile stabilire se c’è stata una “espansione”. I team dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stanno attualmente seguendo questi casi. I soli dati con cui abbiamo potuto iniziare, sono stati i dati medici di alcuni pazienti deceduti nell’ospedale provinciale di Uige. E’ stato difficile analizzare questi dati in retrospettiva, per definire la presenza o meno di pazienti infetti dalla febbre di Marburg. Comunque, molte morti registrate presentavano sintomi di emorragia.

In pratica, come avete organizzato la raccolta dei dati?
Finora la situazione è troppo critica per lavorare anche sui casi passati. Abbiamo deciso di focalizzarci inizialmente sui nuovi arrivi nell’unità di isolamento che MSF ha messo in piedi nell’ospedale di Uige. Ogni giorno abbiamo registrato i nuovi casi ammessi e i decessi. Ogni paziente è stato ammesso seguendo una definizione dei casi, definita attentamente. In accordo con i sintomi, lo staff di MSF ha definito un paziente sospetto, come probabile o confermato.

Come avete stabilito questa definizione?
E’ stata stabilita in modo che tutti i casi sospetti di febbre di Marburg venissero inclusi. Prima che un caso venga confermato, il paziente sospetto resta in osservazione per evitare possibile contaminazioni. Un laboratorio d’analisi è stato organizzato da un team dell’OMS specializzato in questo tipo di malattie emorragiche.

Questa epidemia sembra essere molto più letale dei passati casi di Febbre di Marburg.
È molto sorprendente. Dovremo provare a dare risposte a questo problema. E’ possibile che fino ad oggi sia apparsa molto letale poiché avevamo solo dei dati di casi in uno stato terminale e soprattutto tra bambini piccoli che sono più fragili. Ora che il team di MSF ha riorganizzato l’unità di isolamento di Uige che permetterà il trattamento di persone infette in uno stato precoce. La percentuale di morti potrebbe, si spera, diminuire, anche se la definizione del caso influenza in qualche modo i risultati.

Possiamo aspettarci un incremento nel numero di nuovi casi dovuti al fatto che ci sarà ora un punto di riferimento (l’unità di isolamento di MSF in Uige)?
Si, ma dovremo aspettare 8-10 giorni prima di poter vedere un reale effetto. L’unità di isolamento ha aperto l’1 aprile e la popolazione tuttora deve prendere confidenza nelle capacità di cura dell’ospedale. La gente ha davvero molta paura di andarci. E anche lo staff, perché a oggi, di uno staff di 100 persone, 13 sono morte. Lo staff medico è stato formato da MSF e, per la prima volta, alcuni pazienti sono stati gestiti in maniera appropriata. E’ anche vero che l’isolamento è necessario per prevenire la contaminazione di parenti e vicini. Questa misura non viene sempre accettata dalla famiglia. Questa resistenza o incomprensione può diventare la fonte di grandi tensioni mentre noi facciamo il nostro lavoro.
D’altro canto, l’informazione circa le modalità di contaminazione deve raggiungere la comunità. Per esempio, è molto importante non toccare il corpo di un morto. Solo dopo ciò potremmo riscontrare un effetto. Al momento attuale di questa intervista, ci aspettiamo altri casi, a causa della potenziale contaminazione dei contatti. Stimiamo che, con il corrente numero di casi infetti (circa 150) alcune centinaia di persone possano aver avuto numerosi contatti. Finora, sono state messe in atto delle strategie per trovare le persone che hanno avuto un contatto.

Sei ottimista?
Dunque, tutte le precedenti epidemie si sono concluse dopo alcune settimane o mesi. Speriamo vivamente che le misure di protezione saranno rispettate. Speriamo anche che il numero dei contatti che sviluppano la malattia rimangano limitati.

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