Kenya: in seguito alle inondazioni la febbre della Rift Valley provoca decine di morti.

Dal 22 dicembre, MSF è intervenuta per combattere l’epidemia quando le sue equipe hanno iniziato a lavorare nella città di Garissa, mettendo in piedi strutture per la cura dei pazienti negli ospedali dove già 23 persone erano state curate per infezioni causate dalla febbre della Rift Valley. Attualmente, le equipe di MSF stanno lavorando a Garissa, Ijara e lungo il fiume Tano, identificando le persone infette, curando i pazienti e svolgendo attività di informazione.

La febbre della Rift Valley è una rara malattia virale di cui si conosce molto poco. Trasmessa principalmente agli uomini attraverso il contatto con sostanze animali infette, quali sangue o altri fluidi od organi, è anche diffusa dal bestiame attraverso la zanzara aedes. Il consumo di latte crudo, un elemento importante nella dieta di molti pastori nomadi della regione, è anch’esso considerato un fattore di diffusione dell’epidemia.

L’epidemia è stata provocata dalle vaste inondazioni nella regione. Le uova infette di zanzare sono spesso deposte lungo le rive dei fiumi e possono restare latenti per anni finché non sono sommerse. Una volte coperte dall’acqua, le uova diventano zanzare infette che diffondono il virus.

L’ultima grande epidemia nella stessa regione è avvenuta nel 1997, anche allora in seguito a pesanti piogge. Allora, 27.500 persone furono colpite dal virus e 170 morirono.

Solo l’1% circa delle persone che contraggono la febbre della Rift Valley sviluppano la malattia nella forma più grave. Ma di questi, circa la metà muore.

“La grande maggioranza delle persone infette lamentano solamente mal di testa e sintomi influenzali – sintomi che fanno pensare alla malaria”, spiega il coordinatore di MSF, il dottor Ian Vanenglegem. “Tuttavia, la forma severa, come altre malattie emorragiche, attacca il fegato e può fare sanguinare il paziente da ogni orifizio. Non c’è cura, così tutto quello che possiamo fare è di curare i sintomi”.

Una delle maggiori sfide nel combattere questa epidemia è di tipo logistico.

“A causa delle inondazioni, gran parte della provincia nord-orientale del Kenya non è accessibile via terra, per cui il solo modo di trovare i pazienti è di viaggiare in elicottero”, continua il dottor Vanenglegem. “Solamente per raggiungere l’ospedale di Masalani a Ijara via terra possono essere necessari tre giorni. Si stima che fino a 500mila persone siano a rischio di essere colpite dall’epidemia e questa popolazione è diffusa su una vasta area. Siamo sicuri che il numero di casi identificati finora rappresenti solamente la punta dell’iceberg”.

Un’altra difficoltà è rappresentata dalla paura dell’epidemia tra la popolazione. Con un tasso di mortalità così elevato tra quanti contraggono la forma grave della malattia, molte persone non vedono alcun beneficio nell’affrontare il lungo viaggio fino a un centro di salute. Per questo, le equipe di MSF stanno effettuando una serie di attività di sensibilizzazione per aumentare la comprensione della febbre della Rift Valley e la conoscenza delle misure di precauzione che le persone possono prendere.

“Questo è molto importante poiché, dal momento che le acque delle inondazioni sono un perfetto campo di coltura per le zanzare, è probabile che quest’epidemia sarà seguita da un alto numero di casi di malaria. I sintomi iniziali potrebbero essere simili a quelli della febbre della Rift Valley. Se le persone sono troppo spaventate da venire ai centri di salute, o semplicemente lo ritengono inutile, potrebbero esserci molte morti assolutamente evitabili”, conclude il dottor Vanenglegem.

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