La condanna di MSF dell’attacco fatale ai suoi operatori è senza appello.

Kabul 4 giugno 2004. Continua il profondo cordoglio di Medici Senza Frontiere per la perdita dei suoi 5 operatori uccisi in un attacco brutale due giorni fa in Afganistan. Tutti e 5 erano impegnati a portare aiuto umanitario alla popolazione bisognosa.

La condanna di MSF per questo attacco è fermissima: l’uccisione di operatori umanitari è un crimine di guerra secondo il Diritto Internazionale. I nostri colleghi sono stati uccisi mercoledì pomeriggio nella provincia di Badghis, nel nord dell’Afganistan. La Toyota Land Cruiser sulla quale viaggiavano è stata intrappolata in un’imboscata e gli spari sono arrivati da tutte le direzioni. Persino i frammenti di una granata esplosa sono stati ritrovati nell’abitacolo distrutto. Nulla è stato rubato chiarendo definitivamente che non si è trattato di una rapina.

I talebani hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco: MSF non può né confermare né negare questa notizia.

La nostra storia in Afganistan è lunga, avendo avuto inizio nel 1980 quando abbiamo portato assistenza medica alla popolazione disperata e messa a dura prova da una situazione di guerra duratura. Durante questi anni, durante le diverse fasi del conflitto e a dispetto di vari cambiamenti di regime siamo rimasti in Afganistan con un solo obiettivo: assistere la popolazione civile afgana da anni costretta a condizioni di vita precarie a causa della cronicità della guerra. Le comunità per le quali abbiamo lavorato hanno sempre accettato il ruolo di MSF, riconosciuta per il suo intervento umanitario indipendente.

Questo attacco codardo non solo mette a rischio il lavoro di operatori indipendenti ma anche la fornitura di assistenza e soccorso agli afgani che soffrono.

MSF ha sospeso tutte le attività in attesa di definire le possibilità di continuare a portare aiuti alla popolazione civile in questa condizioni.

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