Le bombe, la crisi umanitaria e la popolazione civile

Le bombe, la crisi umanitaria e la popolazione civile

Abbiamo partecipato oggi, davanti alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati, a un’audizione informale di esperti della società civile italiana sulla situazione del confitto in corso in Yemen. Durante l’incontro, a cui hanno partecipato diverse organizzazioni da tempo impegnate sul tema, sono state illustrate le condizioni umanitarie della popolazione civile e i dettagli del coinvolgimento di forniture militari italiane.

Dopo prime azioni mosse da metà 2017, in considerazione del recente ulteriore aggravamento della situazione (sottolineato anche dal Report di Esperti ONU pubblicato poche settimane fa), la Coalizione della società civile italiana che si occupa del caso Yemen – che comprende anche Amnesty International Italia, Oxfam Italia, Save The Children Italia, Rete Italiana per il Disarmo, Movimento dei Focolari e Fondazione Finanza Etica – ha infatti deciso di riprendere le proprie attività collettive: quello di oggi è primo passo di una serie di iniziative nei confronti del Parlamento, con richiesta di interlocuzione a tutti i gruppi politici.

Pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha nuovamente espresso parole di condanna per i devastanti impatti che il conflitto in corso ha sulla popolazione civile chiedendo (come già fatto almeno 4 volte negli anni scorsi) la creazione di un embargo sulla vendita di armi alle parti coinvolte. Questi ordigni hanno impatti non solo diretti (le uccisioni in particolare di civili) ma anche indiretti, nel creare una crisi umanitaria già gravissima e che potrebbe ulteriormente degenerare.

Da anni in prima linea per portare cure nel paese, abbiamo presentato la devastante situazione medico-umanitaria che la popolazione è costretta a subire.

Tre anni di conflitto hanno reso lo Yemen una delle peggiori crisi umanitarie in corso al mondo. Il sistema sanitario è al collasso: si stima che metà degli ospedali siano attualmente inutilizzabili perché colpiti dai combattimenti, mentre le strutture ancora funzionanti soffrono della carenza di personale e attrezzature. Si muore ogni giorno di patologie facilmente prevenibili come il colera, il morbillo o la difterite, o facilmente curabili come polmoniti, malaria e malnutrizione. Al suono delle esplosioni ho visto mamme scappare con i loro figli ricoverati in un reparto di pediatria. È inaccettabile che cliniche mobili ed ospedali diventino bersagli del conflitto. Roberto Scaini Medico

Lavoriamo in Yemen dal 1986 e ininterrottamente dal 2007. Oggi lavoriamo in 13 ospedali e centri sanitari nel paese e fornisce assistenza ad altri 20 tra ospedali e centri sanitari in 11 governatorati (Taiz, Aden, Al-Dhale, Saada, Amran, Hajjah, Ibb, Sana, Hodaida, Abyan e Lahj) grazie al lavoro di circa 1.900 operatori umanitari, locali e internazionali. Lo Yemen è tra i paesi che vedono la maggiore presenza di personale MSF.

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