Le operazioni di Medici Senza Frontiere in Giappone

Come ha risposto MSF al terremoto?
Abbiamo cercato di rispondere il più rapidamente possibile. Inizialmente abbiamo formato una piccola équipe capace di essere mobile e flessibile, in modo da poterci spostare da un posto all’altro rapidamente e tentare di coprire più distanza possibile e visitare più centri di evacuazione.

Come ha risposto lo stato giapponese al terremoto e allo tsunami?
È stata una risposta massiccia. I numeri non sono chiari, ma si parla di un numero compreso tra 80 e 250mila persone provenienti principalmente dalle Forze d’Armate oltre a altri organizzazioni di emergenza, governative o stranieri.

Quali sono le principali criticità che avete riscontrato?
Per il momento, nei centri di evacuazione visitati, le principali criticità sono legate alle malattie croniche delle persone più anziane: hanno interrotto le loro cure abituali, perciò i nostri medici stanno cercando di ripristinarle per scongiurare che il loro stato di salute peggiori. Inoltre, le comunicazioni sono state molto difficili negli ultimi giorni. La situazione migliora, ma ci sono ancora delle difficoltà. I trasporti sono complicati. Le strade sono state interrotte quasi ovunque e il carburante per le auto scarseggia. Le persone colpite dal terremoto e dallo tsunami devono affrontare il freddo e il cattivo tempo, oltre alla carenza di cibo e acqua, mentre c’è un urgente bisogno di coperte per proteggere la popolazione più vulnerabile dal freddo.

Quali malattie croniche avete riscontrato con maggiore frequenza?
Le classiche malattie croniche che si presentano in età avanzata come l’ipertensione, le disfunzioni cardiache e il diabete. Stiamo cercando di far riprendere le cure il prima possibile. Abbiamo anche riscontrato alcuni casi di ipotermia e disidratazione. Ma si tratta di casi sporadici, rispetto al vasto numero di persone sfollate che hanno perso le proprie case.

MSF pensa ad un coinvolgimento di lungo termine?
È troppo presto per dirlo. Stiamo valutando se aumentare il personale coinvolto. Vorremmo raggiungere più aree, sapendo di doverci spinger più a nord rispetto a dove siamo ora. Ci troviamo in questo momento nel nord della Prefettura di Miyagi e stiamo cercando di raggiungere Iwate per capire se vi sono dei bisogni insoddisfatti e se la presenza di MSF possa quindi fare la differenza. Sicuramente, grazie all’utilizzo di cliniche mobili, che sono flessibili, stiamo rispondendo a tutti i bisogni che abbiamo identificato all’inizio. Continueremo con la stessa strategia, magari anche allargando l’équipe coinvolta, rispondendo a maggiori bisogni, ma non stiamo pensando a un intervento massiccio con nostro personale internazionale.

Per quale ragione?
Prima di tutto perché c’è già un massiccio spiegamento di forze da parte del governo giapponese e dei governi stranieri. In questa fase non parliamo di crisi umanitaria perché i bisogni più urgenti vengono soddisfatti. Molti ospedali sono ancora funzionanti nelle aree colpite, il sistema di ricoveri funziona, ci sono medicinali e medici nella maggior parte degli ospedali. Logicamente esistono delle lacune, ma nulla di anomalo in una simile situazione, considerata l’ampiezza di questo disastro. Cerchiamo di riempire le lacune.

Che cosa MSF farebbe nel caso la situazione nucleare di Fukushima peggiorasse?
Monitoriamo la situazione di ora in ora. Grazie all’utilizzo di radiometri misuriamo le radiazioni su ogni nostro operatore umanitario presente nella zona, che evacueremmo nel caso in cui la situazione dovesse raggiungere la soglia di allarme, con pericoli anche per il nostro personale. Verifichiamo la situazione anche confrontando i dati con varie agenzie governative e non governative.

MSF si occuperebbe anche di curare le persone colpite dalle radiazioni?
Non siamo esperti in materia, ma ci stiamo confrontando con tutti i rami della nostra organizzazione presenti nel mondo in materia di radiazioni nucleari. Ci sono alcune persone, fra le 25-30mila che lavorano per MSF, che in passato hanno lavorato in questo ambito. Ma la risposta al nucleare è di competenza del governo giapponese e, a quanto si riferisce, è ciò che le autorità stanno preparando.

MSF lancerà appelli per le sue attività in Giappone?
Non sappiamo come si evolverà l’ambito delle nostre attività nelle prossime settimane e mesi, quindi ancora è presto per dirlo. Stiamo discutendo la questione e nei prossimi giorni decideremo che cosa fare. Abbiamo visto che numerose organizzazioni internazionali che non sono presenti nelle zone colpite hanno lanciato appelli. Per il momento, la nostra posizione è che abbiamo abbastanza fondi per rispondere ai bisogni e per sostenere il tipo di intervento che stiamo portando avanti.

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