Libia

In questa testimonianza del 13 ottobre scorso, Gabriele Rossi, medico e coordinatore di MSF per le emergenze, descrive una situazione molto grave a Sirte. La notte successiva, sei pazienti sono morti all’ospedale Ibn Sina perché non hanno potuto essere operati. Nelle zone settentrionali della città, migliaia di civili restano completamente intrappolati dai combattimenti.

“Ci troviamo proprio nell’Ospedale Ibn Sina, che è il principale ospedale di Sirte. Siamo qui da tre giorni. Oggi i combattimenti sono stai più pesanti di ieri – c’e molto rumore e il costante rimbombo dell’ artiglieria pesante. I combattimenti infuriano nel Nord della città e da qui possiamo osservare molti combattenti diretti alla linea del fronte con munizioni, pick up blindati e persino carri armati.

Nelle zone di Sirte che abbiamo attraversato non vi sono civili: tutte le case sono distrutte e vuote. Prima del conflitto, nella città vivevano 100.000 persone, ma nelle ultime tre o quattro settimane il 75/80% è fuggito, per lo più verso Misurata. Coloro che sono rimasti – circa 10.000 persone – sono nella zona settentrionale della città, completamente intrappolati dai combattimenti. Non hanno né acqua né elettricità.

Nell’ospedale abbiamo l’elettricità grazie a un generatore, ma sino a oggi non avevamo acqua. L’atmosfera nell’ospedale è molto pesante. Abbiamo circa 50 pazienti, tutti con ferite traumatiche, fratture o ustioni, e tutti necessitano di chirurgia. Per lo più i pazienti sono giovani adulti, ma abbiamo anche dei casi di donne e bambini che sono stati colpiti nel corso dei combattimenti.

Negli ultimissimi giorni, i pazienti non hanno potuto ricevere le cure mediche opportune a causa di penuria di dottori e per la mancanza d’acqua. Senza acqua è impossibile effettuare qualsiasi intervento chirurgico. Le ferite di alcuni pazienti sono assai gravi e infette. E necessitano di urgente asportazione chirurgica dei tessuti necrotici. La situazione è critica.

MSF ha portato 50.000 litri d’acqua e altri quantitativi ne sono stati forniti da altre organizzazioni. Così ora abbiamo acqua corrente nell’ospedale.

L’ospedale Ibn Sina è stato molto danneggiato e mostra evidenti segni dei pesanti combattimenti. Tutti i pazienti sono sistemati al pianterreno, mentre il primo piano e lo scantinato sono occupati da circa 50 persone che cercano rifugio dalla violenza e che aspettano l’opportunità di andare via.

Sul piano della sicurezza, l’ospedale non è protetto. Ieri e oggi molti combattenti sono entrati armati nell’ospedale, controllando ogni paziente in cerca di qualcuno ma non sappiamo di chi. È molto importante che gli ospedali, il personale medico-ospedaliero e le ambulanze possano fornire aiuto indisturbati e in sicurezza. Per la nostra equipe non è sicuro, per il momento, trattenersi qui di notte, così ogni sera percorriamo due ore per tornare alla nostra base di Misurata. Il personale medico dell’ospedale è stato straordinario: vorrei dire eroico.

Nelle ultime settimane circa cinque dottori libici hanno lavorato qui, insieme a 25-30 infermieri, in gran parte provenienti dall’India o dal Bangladesh. Il personale ha lavorato durante la crisi intensa delle ultimissime settimane ed è stato direttamente esposto alla violenza. Ha lavorato sotto i colpi di cannone e i bombardamenti, sotto le minacce dei fedelissimi di Gheddafi che ordinavano loro di andare a curare i propri soldati. Adesso sono esausti e hanno bisogno di tutta la possibile assistenza.

Fortunatamente ora la situazione è migliorata con l’arrivo da Tripoli di otto medici(tra cui chirurghi e anestesisti) e di altri quattro infermieri. Adesso la situazione sta tornando alla normalità. L’equipe di MSF è formata da tre medici, due infermieri e uno psicologo. E siamo stati appena raggiunti da altri due infermieri e due psicologi.

I bisogni di salute mentale sono enormi. Almeno 15 dei 50 pazienti, tutti vittime di ferite traumatiche, hanno anche bisogno di sostegno psicologico in quanto accusano disturbi da stress post-traumatico. Soffrono di incubi, ricordi ossessivi e depressione. Alcuni non riescono nemmeno a parlare, ma continuano a piangere, un paziente si è addirittura suicidato. Tutti i pazienti, in particolare le madri e i bambini, hanno enorme bisogno di supporto: cercano di portare il peso di quanto accaduto loro.

Quando eravamo appena arrivati qui, mancavano le medicine. La nostra prima consegna è stata di antidolorifici, di antibiotici per tutte le infezioni delle ferite oltre a farmaci per malattie croniche. La farmacia e’ nel caos, ma almeno adesso è ben fornita.

Tutti si impegnano a fondo per migliorare le condizioni dell’ospedale e renderlo funzionante. A Sirte ci sono probabilmente 10.000 persone ancora intrappolate dalla battaglia, tra cui dei feriti, ma nell’impossibilità di allontanarsi dalle loro case. Se nei prossimi giorni la situazione si calma, la gente avrà la possibilità di raggiungere l’ospedale, che riceverà un maggior numero di pazienti. È essenziale, quindi, assicurare che tutto – personale, medicine, elettricità e acqua – sia sotto controllo”.

 

MSF è presente in Libia dal 25 febbraio. Attualmente lavora a Bani Walid, Misurata, Sirte, Tripoli, Yefran, Zintan. Per garantire l’indipendenza del proprio lavoro medico, si affida solo a donazioni private per finanziare le sue attività in Libia e non accetta sovvenzioni da alcun governo, agenzia, né da alcun gruppo militare o affiliato politicamente.

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