Mediterraneo centrale: 21 donne e un uomo morti in mare altri 209 soccorsi
La nave di ricerca e soccorso Aquarius, gestita in collaborazione da MSF e SOS Mediterranée, ha soccorso ieri 209 persone da due gommoni in difficoltà nel Mediterraneo centrale e ha recuperato i corpi di 21 donne e un uomo deceduti in mare
 
“Quando la nostra équipe si è avvicinata al primo gommone, ha visto dei cadaveri che giacevano sul fondo dell’imbarcazione in una pozza di carburante” ha detto Jens Pagotto, capo missione di MSF per le operazioni di ricerca e soccorso. “I sopravvissuti hanno passato diverse ore a bordo con i cadaveri. Molti di loro sono troppo traumatizzati per riuscire a raccontare quanto accaduto. Non è ancora chiaro come queste donne siano decedute”.
 
“Quello che è chiaro è che questa perdita di vite non era necessaria ed è il risultato di una risposta globale insufficiente e inadeguata a questa crisi” continua Pagotto di MSF. “Le politiche attuali, che puntano a tenere le persone lontane, non stanno funzionando. Quante altre vite dobbiamo perdere in mare prima che le persone che necessitano di assistenza e protezione abbiano un’alternativa più sicura?”
 
Le équipe hanno trasferito a bordo della nave Aquarius 209 persone (177 uomini e 32 donne), tra cui 2 donne incinte e 50 bambini, di cui 45 non accompagnati. MSF continua a lavorare per fornire cure mediche e supporto ai sopravvissuti a bordo
 
 
Nel frattempo è arrivata a Pozzallo la nave Bourbon Argos di MSF, con a bordo 628 persone (di cui 101 donne e 13 bambini) recuperate al largo della Libia davanti a Sabratah, in diverse operazioni di soccorso. Tra le persone soccorse anche un uomo di 73 anni e un bambino di soli 7 mesi in viaggio con la sua famiglia.
 
“Anche in questa occasione quando siamo arrivati per effettuare le operazioni di soccorso, due dei gommoni erano già sgonfi su un lato e avevano cominciato ad imbarcare acqua” ha detto Kim Clausen, coordinatore delle operazioni di MSF sulla Bourbon Argos.
“Le imbarcazioni si trovano ad affrontare il mare in condizioni sempre più precarie, con pochissimo carburante, acqua e cibo a disposizione: la capacità di resistenza è di solo poche ore. Nelle ultime settimane, per evitare tragedie in mare, ci siamo trovati ad effettuare salvataggi in zone sempre più vicine alle acque libiche. Queste persone si trovano ad attraversare il Mediterraneo senza nessuna protezione e dispositivo di navigazione: giubbotti di salvataggio, bussole o radio. Non possiamo lasciarle morire in mare”.

 

La campagna #MILIONIDIPASSI: le nostre richieste

 
Più di 60 milioni di persone nel mondo fuggono da guerre, violenze o povertà. Non sono criminali ma uomini, donne e bambini che hanno bisogno di cure mediche, sostegno psicologico e protezione. Chiediamo ai governi e alla comunità internazionale un cambio di passo per affrontare il tema delle popolazioni in movimento come un’urgente questione umanitaria, non più come un problema di sicurezza.
 
Chiediamo l’istituzione di canali legali e sicuri che consentano ai richiedenti asilo di raggiungere l’Europa senza essere costretti a pagare i trafficanti per la pericolosa traversata del Mediterraneo. Intanto, per fermare le morti in mare, serve un meccanismo intergovernativo di ricerca e soccorso in mare dotato di mezzi di soccorso dedicati. Subito!
 
L’Europa deve abbandonare la logica della fortezza da difendere. Chiediamo di superare i muri e il filo spinato, interrompere le deportazioni previste negli accordi con i Paesi d’origine, cessare gli abusi delle forze di polizia, offrire un’accoglienza dignitosa a chi fugge e assistere le persone più vulnerabili.

 

 

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