Mediterraneo: circa 600 persone soccorse il 1 novembre ma rimane ignoto il numero di quelle che potrebbero essere affogate

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Sono 588 le persone tratte in salvo dall’Aquarius, la nave per le operazioni di ricerca e soccorso gestita insieme a SOS MEDITERRANEE, ma rimane ignoto il numero di persone scomparse, presumibilmente affogate, dopo la faticosa giornata di operazioni del 1 novembre.

“La situazione si è improvvisamente trasformata in un incubo quando uno dei tre gommoni carichi di uomini, donne e bambini ha ceduto, e dozzine di persone sono cadute in acqua”, racconta il dottor Seif Khirfan, medico di MSF a bordo dell’Aquarius. “Le nostre équipe hanno lanciato tutti i galleggianti a disposizione, distribuito i giubbotti di salvataggio ed estratto le persone dall’acqua. Abbiamo rianimato un uomo che aveva avuto un arresto cardiaco, successivamente trasportato in Italia in elicottero. Sebbene non siano stati recuperati cadaveri, abbiamo visto che alcune persone sono finite sott’acqua”.

Ci sono stati diversi casi di ipotermia da lieve a moderata perché dozzine di persone sono finite in mare, in condizioni metereologiche che peggiorano progressivamente. L’équipe medica ha anche trattato persone con vecchie ferite subìte in Libia, Paese dove rifugiati e migranti continuano a essere esposti a livelli allarmanti di violenza e sfruttamento.

“Un uomo aveva una frattura esposta e una caviglia slogata, ferite di almeno un mese prima. Mi ha detto di essersi ferito nel tentativo di scappare da una sparatoria in Libia,” aggiunge il dottor Khirfan. “Un altro uomo aveva un braccio rotto una settimana prima, mentre si trovava in Libia, in uno stato di detenzione arbitraria”.

La maggior parte delle persone che abbiamo soccorso nel Mediterraneo è passata dalla Libia. Raccontano alle nostre équipe gli abusi subìti da parte di trafficanti, gruppi armati e milizie. Parliamo di violenze (anche sessuali), detenzione arbitraria in condizioni disumane, torture e altre forme di sevizie, sfruttamento economico e lavoro forzato.

Le ragioni per cui le persone abbandonano le proprie terre di origine sono complesse, ma una volta in mare, su barconi fatiscenti e sovraccarichi, sono solo persone vulnerabili che necessitano di essere soccorse e tratte in salvo. Molte persone non sanno nuotare e la maggior parte non ha con sé i giubbotti di salvataggio. È una situazione che oscilla fra la vita e la morte, e il rischio di annegare è costante.

“Le persone non intraprendono questo viaggio con leggerezza, non rischierebbero le loro vite e quelle dei loro bambini se esistessero alternative,” dichiara Luca Salerno, responsabile dell’equipe di MSF a bordo dell’Aquarius. “L’Unione Europea e gli Stati membri devono provvedere con urgenza a creare canali legali e sicuri per i richiedenti asilo, attraverso l’istituzione di corridoi umanitari in modo che queste persone non siano costrette a rischiare le loro vite nel Mediterraneo”.

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