MSF al confine ungherese: “Vergognoso uso della forza contro i vulnerabili”

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Le équipe di MSF al confine ungherese stanno offrendo assistenza alle persone coinvolte negli scontri di ieri e bloccate in Serbia dopo la chiusura del confine. Poiché in molti stanno iniziando ad attraversare il confine tra Serbia e Croazia, MSF ha inviato delle équipe anche in quell’area.

Dopo gli scontri di ieri con la polizia e l’esercito ungherese, le équipe di MSF hanno trattato 12 persone rimaste ferite nel tentativo di scalare la recinzione di filo spinato eretta dall’Ungheria, circa 15 persone con disturbi agli occhi dovuti ai lacrimogeni e una ferita da proiettile di plastica. 

“L’uso della forza contro persone vulnerabili, per impedire che possano cercare sicurezza, è vergognoso” ha detto Manu Moncada, coordinatore dei progetti migrazione di MSF. “E mostra l’assurdità della risposta dell’Europa all’attuale situazione dei rifugiati. L’Unione Europea deve creare alternative legali e fornire passaggi sicuri per tutte queste persone.” 
In questo momento la maggior parte delle persone che ieri si ammassavano a Horgos sono ripartite alla ricerca di vie alternative. Ma nell’area ci sono ancora 500-1000 persone che sperano nella riapertura del confine. 

“Le persone bloccate alle frontiere si trovano in un limbo, non possono proseguire né tornare indietro, non hanno risposte su dove cercare protezione” afferma Ana de Lemos, coordinatore del progetto di MSF al confine. “La chiusura delle frontiere non è una soluzione, serve solo a scaricare la responsabilità sul paese vicino. Finché continueranno i conflitti nei paesi di origine, le persone saranno costrette a fuggire e di fronte agli ostacoli cercheranno vie potenzialmente più rischiose.” 

La Serbia non è in grado di rispondere ai bisogni più immediati di rifugiati e migranti. I suoi cinque centri di asilo possono ospitare solo 1.000 persone alla volta. Durante l'estate, le autorità hanno cercato di aumentare la capacità di accoglienza del paese e hanno costruito altre tre tendopoli all'aperto a Presevo e Miratovac nel sud, e Kanijza nel nord, con una capacità massima complessiva di 1.200 persone.
L’équipe di MSF in Serbia assiste migranti e rifugiati a Subotica, Horgos, Belgrado e Presevo dal dicembre 2014. Attraverso le cliniche mobili, MSF tratta in particolare infezioni della pelle e del tratto respiratorio, risultato diretto delle dure condizioni del viaggio attraverso la Grecia e nei Balcani, fornisce supporto psicologico e distribuisce beni di prima necessità. 

Nei giorni scorsi, MSF ha lavorato anche nel campo di Roszke, in Ungheria, punto di passaggio per 2.000-4.000 persone al giorno nelle ultime settimane, poi bruscamente sgombrato dalle autorità. Nel fine settimana le persone sono state trasferite, prima in autobus e poi in treno, verso il confine austriaco. Le équipe di MSF hanno lavorato fino alla partenza dell'ultimo treno e hanno assistito circa 500 persone, fornendo assistenza a donne in gravidanza, feriti e persone con problemi respiratori.

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