MSF condanna qualsiasi iniziativa volta a respingere i migranti in Libia

Roma/Bruxelles, 23 giugno 2011 – In occasione della nuova riunione del Consiglio europeo in cui domani si discuterà di immigrazione, Medici Senza Frontiere condanna i termini dell’accordo bilaterale firmato tra l’Italia e il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) libico lo scorso 17 giugno. Questo accordo mira a prestare assistenza reciproca e cooperazione nella lotta contro l'immigrazione illegale, procedendo, in particolare, al rimpatrio dei migranti illegali.

 

MSF disapprova che uno Stato coinvolto nel conflitto in Libia prenda tali misure quando la guerra è ancora in corso. Tanto più che le persone che giungono via mare dalla Libia fuggono dalle violenze e hanno bisogno di protezione internazionale. Il rimpatrio o il respingimento in mare di queste persone verso il territorio libico costituirebbero una violazione dell’obbligo internazionale di non espulsione (principio di non-refoulement).

 

MSF sottolinea oggi l’incoerenza di tale accordo e il doppio standard applicato dai Paesi europei implicati in questa guerra. E’ intollerabile che un Paese impegnato nei bombardamenti in nome della protezione dei civili, contemporaneamente respinga le vittime della stessa guerra. "Questo accordo rappresenta una condanna a morte per le persone che rischiano di essere nuovamente intrappolate nel conflitto”, dichiara Kostas Moschochoritis, Direttore generale MSF Italia.

 

Nel 2009, MSF aveva già espresso la propria preoccupazione a seguito del “Trattato di amicizia” tra la Libia e l’Italia, che prevedeva il rimpatrio forzato dei migranti. MSF può oggi testimoniare le terribili conseguenze di questo tipo di accordi per le persone che hanno cercato, senza successo, di raggiungere l’Italia prima che scoppiasse il conflitto.

 

Fra le attività in corso, MSF sta curando persone che hanno cercato rifugio nei Centri di Mineo (Sicilia) e a Shoucha (Tunisia). Le testimonianze rivelano la crudeltà, il trattamento degradante e inumano, nonché i conseguenti traumi vissuti dai migranti rispediti nei Centri di detenzione libici. “Gli italiani ci hanno bloccati vicino Lampedusa e dopo aver legato una fune alla nostra barca ci hanno trainati in Libia dove siamo stati riportati nei Centri di detenzione, torturati e costretti a chiamare le nostre famiglie per chiedere il denaro per il nostro riscatto”, racconta un uomo di origini somale presente nel campo di Shoucha, respinto in Libia prima dell’inizio del conflitto. “Sono fuggito quando è scoppiata la guerra”.

 

MSF chiede al Consiglio europeo di inserire nella propria agenda la discussione sui pericoli dell'accordo. MSF ricorda ancora una volta a tutti gli Stati l’obbligo di rispettare i diritti fondamentali di tutte le persone secondo la propria giurisdizione, senza distinzione di nazionalità. Gli Stati europei devono sempre garantire il non respingimento di migranti, rifugiati e richiedenti asilo dal territorio nazionale e dalle acque territoriali e assicurare a queste persone un trattamento dignitoso al loro arrivo, incluso l’accesso a procedure di richiesta di asilo efficienti ed eque.

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