MSF: il Governo ponga l’attenzione sull’accoglienza non sulla deterrenza. A Pozzallo da tre giorni 45 immigrati rinchiusi a più di 40 gradi in un capannone della dogana

Pozzallo, 13 agosto 2003 – Il ministero dell’Interno lo scorso 11 agosto ha diffuso i dati ripresi il giorno dopo dalla stampa nazionale relativi agli sbarchi e alle espulsioni di immigrati nell’estate in corso. Il ministro, On. Beppe Pisanu, ha enfatizzato la riduzione degli sbarchi (meno 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2002) e il numero degli espulsi (35.329).

Nessuno ha detto che, tuttavia, le persone continuano ad arrivare, con il loro carico di bisogni. Solo tra mercoledì 6 e mercoledì 13 agosto a Lampedusa sono stati registrati 13 piccoli sbarchi, per complessivi 287 arrivi (compresi 24 liberiani in fuga da Monrovia, due donne incinte e un uomo diabetico). Ad oggi più di 200 persone vivono in un Centro di permanenza temporanea (Cpt) che potrebbe ospitarne decentemente forse la metà.

Nessuno ha parlato, ancora, delle violazioni a volte perpetrate ai danni di chi è stato espulso, come quelle denunciate da Medici Senza Frontiere (Msf) e da altre organizzazioni umanitarie, attive soprattutto in Puglia, nella vicenda dei richiedenti asilo pakistani espulsi dai Centri di permanenza temporanea (Cpt) di Roma e Milano.

Nessuno, inoltre, ha voluto o saputo mettere l’accento su un altro aspetto fondamentale ma da sempre passato sotto silenzio: l’accoglienza.

Da tempo Medici Senza Frontiere (Msf) denuncia che gli standard di accoglienza per gli immigrati in Italia sono bassissimi, spesso al di sotto di quei limiti che rasentano il rispetto dei più elementari diritti umani.

A fronte di somme ingenti investite in deterrenza, lo Stato italiano stanzia al massimo delle briciole nelle politiche di accoglienza, trattando spesso chi fugge da conflitti o persecuzioni inclusi donne e bambini in modo indegno per qualsiasi essere umano.

Riprova di quanto Msf denuncia ormai da mesi è il trattamento di cui sono state oggetto negli ultimi tre giorni 45 persone sbarcate a Pozzallo, in provincia di Ragusa, la scorsa domenica 10 agosto 2003.

Arrivati a Pozzallo intorno alle 7,00 del mattino del 10 agosto, 46 immigrati (34 sudanesi, 8 etiopi, 3 eritrei, 1 liberiano), tra i quali 8 donne, una delle quali incinta alla 36isima settimana, sono stati come di consueto ospitati nel magazzino della Dogana del porto siciliano. La sola donna in stato di gravidanza è stata portata quasi subito in ospedale, dove ancora è trattenuta, per controlli.

Da allora, le 45 persone hanno dovuto passare tre notti e altrettanti giorni nel magazzino in promiscuità, stesi su spesso sudici materassini a più di 40 gradi, senza poter mai uscire per prendere aria o provare a chiamare le famiglie a casa, con soli due bagni a disposizione. Solo la mattina del 13 agosto qualcuno ha pensato di dotare queste persone di uno spazzolino da denti.

“Se questi sono gli standard di ricezione e, soprattutto, di accoglienza di esseri umani spesso in fuga dalla guerra o dalle persecuzioni cui si confà lo Stato italiano, Medici Senza Frontiere ritiene che il governo abbia ben poche ragioni di gloriarsi di risultati il cui rilievo è destinato ad avere soltanto momentanea importanza politica e congiunturale, mentre rimane il drammatico dato di fatto di un trattamento spesso inumano imposto a persone bisognose invece di aiuto e trattate alla stregua di criminali”, ha detto Loris De Filippi, responsabile dei progetti in Italia di Medici Senza Frontiere.

Msf chiede che le 45 persone rinchiuse nel magazzino di Pozzallo abbiano immediatamente una destinazione più consona alle esigenze di un essere umano; chiede, altresì, un impegno reale e concreto del governo italiano per garantire una degna accoglienza a esseri umani che spesso vengono a bussare alle porte dello Stato italiano per ricevere aiuto e non per essere trattati come quello che non sono, cioè criminali.

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