MSF si unisce all Unhcr nell’appello contro i rimpatri forzati di potenziali richiedenti asilo dalla Libia.

21 settembre 2004: L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime preoccupazione per i continui rimpatri forzati dalla Libia di potenziali rifugiati. Il recente caso di un gruppo di cittadini eritrei arrivati in Sudan dalla Libia il mese scorso a bordo di un aereo dirottato testimonia la gravità della situazione e la vulnerabilità di rifugiati e richiedenti asilo nel paese nordafricano. Vi sono preoccupazioni in merito alle effettive intenzioni del governo libico di garantire standard minimi di trattamento alle persone che potrebbero avere bisogno di protezione internazionale.

L’UNHCR ha intervistato, al loro arrivo a Khartoum, 60 dei 75 eritrei giunti lo scorso 27 agosto nella capitale sudanese. Essi hanno riferito di essere stati detenuti senza imputazione per un lungo periodo di tempo nella città libica di Kufra e di essere stati oggetto di ripetuti abusi fisici. Hanno inoltre affermato di non aver avuto alcun accesso alla procedura d’asilo, nonostante la loro richiesta di incontrare funzionari dell’UNHCR. Il gruppo, mai informato della decisione di essere deportato in Eritrea, sarebbe stato costretto ad imbarcarsi su un charter e solo dopo il decollo avrebbe appreso che la destinazione del volo era il proprio paese d’origine. Finora a 60 dei 75 passeggeri è stato riconosciuto lo status di rifugiato in Sudan.

L’UNHCR auspica che il governo libico rispetti gli obblighi assunti con la Convenzione dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) del 1969 che regola aspetti specifici dei rifugiati in Africa, convenzione firmata e ratificata dalla Libia. L’UNHCR chiede inoltre di poter accedere in maniera incondizionata alle persone in stato di detenzione, in modo da poter identificare coloro che necessitano di protezione internazionale.

La Libia non ha aderito alla Convenzione ONU sui rifugiati del 1951 e non ha siglato accordi che prevedano formalmente la presenza dell’UNHCR nel paese. D’altro canto il paese è stato tra i primi paesi africani a firmare la Convenzione OUA e finora ha adottato una generosa politica di apertura nei confronti di arabi e africani in fuga da conflitti armati. Tuttavia il rimpatrio forzato di possibili rifugiati eritrei del 27 agosto costituisce una grave violazione della Convenzione OUA e contravviene chiaramente alle norme sulla protezione internazionale e al principio del non respingimento (non refoulement).

L’UNHCR è consapevole delle sfide che le autorità libiche devono affrontare nel gestire flussi misti di migranti irregolari e richiedenti asilo ed esprime apprezzamento per l’impegno del governo teso ad affrontare alcune di tali questioni in consultazione con il proprio ufficio di Tripoli. Tuttavia l’UNHCR ribadisce la propria esortazione alle autorità competenti affinché intraprendano tutte le misure necessarie per garantire che non si verifichino nuove deportazioni di potenziali richiedenti asilo e affinché assicurino all’UNHCR accesso incondizionato a quanti intendono inoltrare richiesta d’asilo in Libia.

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