Pakistan: uno staff tutto al femminile per MSF a Kuchlak

Nel Baluchistan, la provincia più estesa e meno sviluppata del Pakistan, la maggioranza della popolazione ha un accesso del tutto limitato all’assistenza sanitaria.
Medici Senza Frontiere (MSF) sostiene un programma di assistenza sanitaria per madri e bambini a Kuchlak, insediamento urbano a nord del capoluogo di regione, Quetta, abitato soprattutto da rifugiati afghani. L’intero staff è al femminile e fornisce gratuitamente assistenza ostetrica.

“La vita per le donne è più semplice oggi rispetto a quando io ero giovane. Allora eravamo nomadi. Partorivo mentre ci spostavamo, viaggiando da un luogo all’altro. Eravamo abituate a partorire senza nessun aiuto. Tagliavamo il cordone ombelicale con una pietra o un coltello. Tenevamo i nostri neonati con noi nelle tende e ricominciavamo a viaggiare di nuovo, immediatamente. Ora, quando una donna partorisce nella sala parto è tutto più sicuro. E viene riportata a casa per riposarsi per 40 giorni. La famiglia si occuperà di lei e della sua corretta alimentazione”.

Farzana (*) è diventata nonna un’altra volta. Sua nuora, una giovane kuchi afghana nomade, ha appena dato alla luce un figlio in buona salute nel reparto di ginecologia di MSF a Kuchlak, al confine afghano.

Discendente della tribù nomade dell’Afghanistan orientale, Farzana indossa ancora abiti tradizionali, vestiti ricamati accuratamente, ma ha abbandonato lo stile di vita nomade e abita in una casa vicina. Accompagna molte donne della sua comunità alla clinica di MSF per parti, vaccinazioni e cure pre-natali.

La clinica fa parte del programma di assistenza alle madri promosso da MSF nel 2006 per fronteggiare il problema dello scarso tasso di natalità della regione. Arrivano al centro tra le 5 e le 7 donne al giorno, alcune anche da zone lontane come Ziarat, cittadina di montagna che dista 3 ore di macchina e si trova in una regione di recente colpita da un terremoto. La maggior parte delle donne che si presenta ha perso i figli.

Come Farzana e sua nuora, il 70% della popolazione di Kuchlak è composta di rifugiati afghani. Le persone qui hanno davvero pochissimo e spesso sono proprio le donne e i bambini che soffrono maggiormente. L’assistenza sanitaria è estremamente limitata e la richiesta di cure a Quetta non è ancora praticabile per molti rifugiati. Le donne spesso muoiono durante la gravidanza o partoriscono bambini prematuri per varie ragioni: le donne incinte continuano a svolgere lavori molto pesanti come trasportare legna e acqua; tendono a partorire in casa e spesso, quando una donna capisce di avere bisogno di assistenza medica, è troppo tardi.

E, come spiega il dottore di MSF Zardana Fahm Wardak, numerose ragazze restano incinte pericolosamente presto: “L’età per sposarsi qui è 20 anni, dai 18 ai 20, ma noi vediamo molte persone sposate molto prima. Questo è un problema molto diffuso tra le famiglie.”

La gravidanza precoce può portare a numerosi problemi, tra cui parti difficili che richiedono strutture sicure quando è necessario intervenire chirurgicamente. E la giovane età può voler dire mancanza di conoscenza – le ragazze possono non capire quando devono andare in ospedale.

MSF fornisce alle donne, come la nuora di Farzana, assistenza durante il parto ed un kit igienico – composto di un sapone e un asciugamano – che può essere davvero prezioso. Se ci sono complicazioni, lo staff della clinica può riferire la donna all’ospedale di Quetta per l’intervento chirurgico. Dopo il parto, madre e neonato rientrano a casa e dopo 2/3 giorni tornano per controllo post parto. In seguito, una operatrice di MSF per l’assistenza medica femminile farà visita a casa della donna per proseguire l’educazione sanitaria. Da quando MSF ha avviato questo progetto, il numero di nascite al mese è salito da 10 (maggio 2006) a circa 100 al mese nel 2008.

“Questo miglioramento è un segnale della fiducia che la popolazione ripone in noi. È il nostro lavoro che ci ha permesso di costruire questo rapporto con la comunità di Kuchlak”, spiega il responsabile del progetto di MSF Aleem Shah.

Una parte difficile nel costruire questo rapporto di fiducia è stata quella di avere un reparto femminile con uno staff composto esclusivamente da donne. Le donne non richiedono assistenza medica se sono disponibili solo medici maschi, così il reparto di ginecologia ha un’ostetrica e 11 operatrici sanitarie che hanno seguito un corso di due anni di ostetricia di base. Esse lavorano a turni e offrono un servizio gratuito 24 ore su 24 per fare in modo che le donne incinte possano avere un parto sicuro sia di giorno che di notte.

Nel 2008 si sono intensificati gli scontri tra le forze governative e i miliziani antigovernativi nelle regioni nord-occidentali del Pakistan, provocando la fuga di migliaia di persone che sono sfollate all’interno del paese o hanno cercato rifugio nel vicino Afghanistan. Nonostante la crescente insicurezza, MSF continua a fornire assistenza medica e chirurgica, cure materno-infantili e contro la malnutrizione infantile alla popolazione pakistana e ai rifugiati afgani. MSF lavora in Pakistan dal 2000.

Il Pakistan nord-occidentale fa parte della top ten delle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media nel corso del 2008

 

 

(*) Il nome è di fantasia
 

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