Primi passi verso la guarigione

Rimasto intrappolato tra le macerie quando la sua casa è crollata, è stato estratto con una pericolosa frattura aperta sul femore. Louisemerre, la madre di Jerry, ha perso due dei suoi cinque figli nel terremoto. Decisa a non voler vedere morire il terzo figlio, ha subito portato Jerry presso uno degli ospedali di Medici senza Frontiere a Port-au-Prince, dove ha ricevuto assistenza medica di emergenza.

I medici di MSF hanno immediatamente sottoposto Jerry a una terapia antibiotica per arginare l’infezione nella ferita aperta. Successivamente è stato portato in sala operatoria dove un chirurgo di MSF ha effettuato un debridement, ovvero la pulizia completa della ferita. Pochi giorni dopo i medici hanno riportato Jerry in sala operatoria per controllare di nuovo la ferita e disinfettarla ancora. Hanno scoperto però che l’infezione era ancora violenta e temevano che potesse espandersi su tutto il corpo e mettere in pericolo la vita di Jerry.

“La ferita era molto vicina all’inguine, così se l’infezione si fosse estesa sarebbe stato molto difficile salvarlo. Sapevamo che era necessario amputare la gamba per salvargli la vita”, ha detto il dott. Karin Lind, un medico di MSF a Port-au-Prince.

Nei 20 giorni successivi al terremoto le equipe di MSF hanno curato più di 11,000 pazienti. In quel lasso di tempo, i chirurghi di MSF hanno lavorato 24 ore su 24, effettuando all’incirca 1,300 interventi. Circa un decimo di questi (140) sono state amputazioni e, in tutti questi casi, sono state l’ultimo tentativo di salvare la vita o l’arto delle persone ferite. In ogni caso, in molte situazioni, i medici di MSF non avevano altra scelta che amputare.

“Ci siamo occupati delle lesioni delle fratture aperte come conseguenza di questo disastro e siamo riusciti a recuperare gli arti di molte persone”, spiega Rosa Crestani, coordinatrice del pronto soccorso ad Haiti. “Ma qualche volta un medico non ha altra scelta che amputare – o perché l’arto è in così cattive condizioni che sarebbe impossibile salvarlo, o perché la ferita è a tal punto infetta che non amputare significherebbe mettere in pericolo la vita del paziente”.
Un’amputazione può essere eseguita solo con il consenso del paziente. Gli psicologi di MSF lavorano con il paziente, prima dell’intervento, per aiutarlo ad accettare la perdita dell’arto. Gli psicologi lavorano anche con le famiglie dei pazienti per abituarle mentalmente a capire cosa significhi l’amputazione per il loro futuro insieme.

“Loro già devono combattere con il trauma del terremoto e il dolore di aver perso le persone amate, l’amputazione aggiunge un’ulteriore sofferenza alle loro pene”, ha dichiarato Renaud Sander, una psicologa di MSF. “Dopo l’amputazione, cerchiamo di essere sicuri che la famiglia supporterà il paziente, ma è davvero difficile dire a una madre di essere forte per suo figlio quando ha già perso suo marito e tutto il resto nel terremoto”.

Quando l’amputazione è finita inizia il compito del fisioterapista. La fisioterapia è essenziale per migliorare la mobilità e preparare la persona a ricevere la protesi (l’arto artificiale).
“È fondamentale iniziare subito a preparare il paziente per la protesi. In questo modo con la fisioterapia lavoriamo non solo per rafforzare l’arto che riceverà la protesi ma anche per rafforzare gli altri arti. Dopo tre mesi la ferita ha avuto abbastanza tempo per cicatrizzarsi e la pelle è abbastanza resistente per la protesi”, spiega Viviane Hasselmann, una fisioterapista dell’Handicap International che lavora con lo staff di MSF all’ospedale Isaie Jeanty a Port-au-Prince.

La degenza dopo un intervento importante può durare a lungo e i pazienti hanno bisogno di assistenza specializzata. Inoltre, molti dei pazienti che MSF tiene in cura hanno perso le proprie case con il terremoto e così, senza un tetto pulito nel quale fare ritorno, lasciare l’ospedale troppo presto sarebbe pericoloso per il loro recupero. Oggi a Port-au-Prince c’è carenza assoluta di letti per queste degenze più lunghe poiché i posti in ospedale sono occupati dai feriti. Per far fronte al grande numero di persone che hanno bisogno di assistenza prolungata, MSF ha allestito molte strutture mediche specializzate nelle terapie post-operatorie.

“Abbiamo bisogno di seguire i pazienti con attenzione dopo un intervento chirurgico e contemporaneamente fare spazio in questi ospedali dove ancora visitiamo i pazienti a causa del continuo afflusso. In questo modo, stiamo incrementando il numero dei posti letto per poter fornire assistenza medica di lunga durata”, aggiunge Rosa Crestani.

Un posto simile è Mickey, una ex scuola materna, che MSF ha trasformato in un centro post-operatorio. E’ uno dei quattro centri che MSF ha istituito dopo il terremoto per far fronte alle necessità legate all’assistenza post-chirurgica. La settimana scorsa MSF ha costruito un nuovo padiglione medico nel cortile di Mickey, raddoppiando così il numero dei letti a disposizione dei pazienti che hanno bisogno di cure dopo l’operazione, adesso più di 60 persone vengono assistite in quello spazio.

A Mickey un team di MSF composto da infermieri, dottori, psicologi e fisioterapisti lavora ininterrottamente per seguire i pazienti: disinfettare e medicare le ferite, supportarli dal punto di vista psicologico e aiutarli con esercizi di routine.
 

È qui che il piccolo Jerry è stato ricoverato dopo l’amputazione, sotto gli occhi attenti di sua madre Louisemerre. Grazie a queste attenzioni e a un’assistenza di qualità, gli Haitiani rimasti feriti nel terremoto, come Jerry, possono fare i primi passi verso la guarigione.
 

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