Repubblica Centrafricana: nuova ondata di violenza a Bangui

L’ondata di violenza innescata dall’uccisione di un tassista, sabato mattina a Bangui si è diffusa in molti quartieri della capitale, con manifestazioni contro il governo temporaneo, scontri (anche contro le forze di pace internazionali*), masse di persone in movimento, posti di blocco installati in diverse zone ed edifici distrutti e depredati (tra cui anche compound e sedi di organizzazioni internazionali).

Le equipe di MSF al campo sfollati di M’Poko, alla maternità di Castor e al Bangui General Hospital hanno attivato piani di emergenza per rispondere al grande afflusso di feriti (‘mass casualty plan’). Tra il 26 e il 28 settembre, 84 pazienti sono stati trattati o stabilizzati nei centri sanitari a M’Poko e Castor. Negli stessi giorni, 97 feriti sono stati ammessi al General Hospital, uno dei pochi ospedali di Bangui in grado di offrire cure traumatologiche e chirurgiche.

"Tra i circa cento feriti che abbiamo accolto, 15 erano casi gravi e due erano già deceduti all’arrivo in ospedale" ha detto Thomas Lauvin, coordinatore medico MSF al General Hospital di Bangui. "La maggior parte di loro aveva ferite da proiettili, ma abbiamo anche trattato persone colpite dalle esplosioni di granate o da altre armi. Finora 45 pazienti hanno richiesto interventi chirurgici".

"A causa della violenza, le nostre ambulanze non possono più muoversi in città" racconta Emmanuel Lampaert, capo missione MSF in CAR. “Quando possibile proviamo a organizzare in taxi i trasferimenti dei pazienti nelle nostre strutture. Ma adesso la maggior parte dei pazienti malati o feriti può fare affidamento solo sui propri mezzi per attraversare la città a piedi o in moto. Per esempio, il 28 settembre nemmeno una donna è venuta a partorire alla maternità di Castor, mentre di solito assistiamo circa 30 parti ogni giorno".

Il 27 settembre, con tutte le strade di accesso bloccate, i feriti dei quartieri intorno al PK5, al Castor e al campo di M’Poko non potevano essere trasferiti al General Hospital e diverse persone sono decedute in attesa di ricevere cure specialistiche.

"Considerata la situazione in città, il numero di feriti che sta raggiungendo le nostre equipe mediche ci sembra stranamente basso" spiega Lauvin di MSF. "Purtroppo pensiamo che in questo momento molte persone non abbiano la possibilità di raggiungere le strutture mediche per ricevere le cure urgenti di cui hanno bisogno. Non possono spostarsi in modo sicuro verso le strutture sanitarie e noi non possiamo uscire per raggiungerli".

Un’altra conseguenza della violenza di questi giorni è un rinnovato movimento di persone sfollate in cerca di sicurezza, perché in molti hanno lasciato le proprie case e si sono trasferite in campi sfollati già esistenti in città. L’equipe di MSF a M’Poko, un grande campo sfollati vicino all’aeroporto internazionale, ha visto arrivare diverse migliaia di persone soltanto negli ultimi giorni.

* Tra cui le missioni MINUSCA e Sangaris
 

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