Repubblica Democratica del Congo forti rischi per l assistenza umanitaria

In seguito alla rapina avvenuta mercoledì e alla conseguente minaccia per il proprio personale, Medici Senza Frontiere (MSF) condanna fermamente le intimidazioni contro gli operatori umanitari che lavorano nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC).

L’attacco è stato soltanto uno di una serie di episodi, tra cui un sequestro con successivo rilascio di due operatori, che hanno minacciato la sicurezza del personale dell’organizzazione e i pazienti nell’ultima settimana.

Il 4 aprile, uomini armati e in divisa hanno attraversato la recinzione che circonda la struttura di MSF a Baraka, nella provincia del Sud Kivu, dove l’organizzazione supporta un ospedale e diversi centri sanitari. Nessun membro del personale è rimasto ferito durante l’attacco. I servizi medici proseguono con un numero ridotto di personale internazionale.

MSF sta fornendo assistenza sanitaria d’urgenza alle persone che vivono nella parte orientale del Paese“, dichiara Katrien Coppens responsabile delle operazioni di MSF. “Ma per poter continuare a fornire servizi medici essenziali, deve esserci un minimo di rispetto per la sicurezza e la salvaguardia di coloro che svolgono attività di soccorso umanitario“.

Rapiti e rilasciati due operatori umanitari di Medici Senza Frontiere

Mercoledì mattina, due operatori umanitari di Medici Senza Frontiere – Cèdric, infermiere, e Marius, logista – sono stai rapiti a Nyanzale in Nord Kivu nella RDC mentre stavano viaggiando a bordo di un automezzo. Sono stati rilasciati, sani e salvi, poche ore più tardi.

Di fronte a questo grave incidente, MSF ha evacuato la sua équipe che lavora nell’ospedale di Nyanzale e in due centri di salute nei dintorni.

MSF ha deciso immediatamente di sospendere una parte delle sue attività in Nord Kivu e sta rivalutando l’insieme dei suoi interventi, dal momento che la situazione sta via via peggiorando da alcuni mesi sia per la popolazione che per le organizzazioni umanitarie.

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