Revisione delle leggi penali militari di pace e di guerra. Appello di Medici Senza Frontiere a tutti i deputati.

Roma, 16 maggio 2005. In una lettera inviata a tutti i parlamentari della Camera dei Deputati, l’organizzazione umanitaria internazionale di soccorso medico Medici Senza Frontiere (MSF) esprime le proprie preoccupazioni riguardo al progetto di legge A.C. 5433 che verrà discusso a Montecitorio martedì 17 maggio.

 

Il progetto di legge A.C. 5433 sulla delega al Governo per la revisione delle leggi penali militari di pace e di guerra e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare, che verrà discusso domani (martedì 17 maggio) alla Camera dei Deputati, applica il codice di guerra automaticamente a qualsiasi missione, indipendentemente dalla sua natura, inducendo un progressivo mutamento delle nozioni di pace e di guerra e oscurando la distinzione tra i due concetti (art.4, primo comma lettera c, art. 4 primo comma, lettera l e m).

 

MSF ha rivolto un appello a tutti i Parlamentari affinché vengano analizzati attentamente tutti quegli aspetti contenuti nel progetto che metterebbero a repentaglio i principi cardine dell’azione umanitaria (indipendenza, imparzialità e neutralità) e che causerebbero un’ulteriore e pericolosa confusione di ruoli tra attori umanitari e attori militari.

 

“La contrarietà di Medici Senza Frontiere a questo progetto di legge – dichiara Stefano Savi, Direttore generale di MSF Italia – si fonda inoltre su un'altra considerazione: l’estensione del codice militare di guerra ai civili (art. 3 primo comma, lettera a punto 3) ivi compresi gli operatori delle Organizzazioni non governative che si trovino ad operare in situazioni di conflitto. Il rischio di una progressiva confusione dei ruoli, confusione peraltro già in atto e di cui MSF è stata più volte testimone, è molto elevato.”

 

Secondo MSF, l'approvazione del progetto di legge A.C. 5433 rischierebbe di normalizzare una confusione di fatto già in atto tra azione umanitaria e intervento militare e di ridurre notevolmente la possibilità di intervento di organizzazioni che intendono unicamente mantenere la propria indipendenza per stare dalla parte di chi soffre e rispondere ai bisogni delle persone.

 

“Una profonda valutazione si impone, nel momento in cui sono messi a repentaglio il lavoro di soccorso neutrale delle agenzie umanitarie e il diritto fondamentale delle persone nel bisogno di avere assistenza senza distinzione di appartenenza politica, religiosa o altro”, conclude Savi.

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