Siria: azione medica al limite. Le testimonianze dei medici

I violenti bombardamenti nella Ghouta Orientale, in Siria, hanno ferito 3.700 persone e ne hanno uccise 700 in soli 7 giorni. Più di 10 strutture che supportiamo sono state colpite. L’assedio impedisce l’arrivo delle medicine mentre le bombe continuano a cadere.

Ecco alcune testimonianze di medici che lavorano nelle strutture che supportiamo nell’area di Ghouta Est.

Assistente medico – operatore in una clinica medica – 23 febbraio

“Il nostro centro medico è stato bombardato. Ci siamo trasferiti in un altro posto. È stato bombardato anche quello. Questa volta i soccorritori, e chiunque in quell’area, sono accorsi per tirare fuori le persone da sotto le macerie e proprio allora è arrivato un altro bombardamento, con tutte le persone riunite nello stesso posto. C’erano 100 feriti e nessuna struttura per lavorare, per curarli”.

Dottoressa – coordinatrice di un grande ospedale da campo – 24 febbraio

“Se conti le centinaia di braccia e gambe, di corpi, dei vivi e quelli dei morti, non c’è niente che possiamo fare per loro. Anche se abbiamo attrezzature a sufficienza, non c’è niente che possiamo fare per rispondere a un numero così grande di pazienti. Non abbiamo bisogno tanto di attrezzature sanitarie, quanto il vostro aiuto nel fermare i bombardamenti”.

“Non possiamo trasferire nessun paziente fuori dai nostri ospedali. Moriranno tutti, senza alcun dubbio, che siano a piedi o in macchina per le strade. Siamo persino impossibilitati a portare i pazienti che necessitano di cure intensive all’Unità di Cura Intensiva, che dista solo 5km. Siamo obbligati a tenerli qui, e qui non abbiamo maschere respiratorie. Abbiamo ricominciato a usare la ventilazione manuale, così ogni paziente ha costantemente bisogno di qualcuno che gli pratichi la ventilazione. Con così tante persone in arrivo è impossibile. Ne stiamo perdendo molti a causa delle nostre mancanze. Se avessimo la possibilità di trasferirli all’ICU, queste persone avrebbero una possibilità di sopravvivere, ma con quest’intensità dei bombardamenti non possiamo”.

Dottore – operatore in un ospedale da campo – 24 febbraio

“Il nostro ospedale è pieno e siamo stati colpiti già due volte. Quando i pazienti hanno cominciato ad arrivare in massa, li abbiamo smistati in un altro posto vicino, che di solito utilizziamo come ambulatorio. Adesso lo stiamo utilizzando solo per avere abbastanza spazio per garantire ai pazienti tutte le cure che possiamo. Siamo in 250 – tra staff e pazienti – e non abbiamo nulla da mangiare”.

Dottore – operatore in un ospedale da campo – 24 febbraio

“Sta diventando molto difficile prendere i pazienti. Tutte le volte che un’ambulanza lascia l’ospedale, viene bombardata. L’unico modo per prenderli e portarli dentro è tramite i tunnel”.

 

 

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