Situazione sanitaria catastrofica nella Repubblica Democratica del Congo.

Kinshasa/Nairobi/Roma, 15 Novembre 2005 – Drammatici indici di mortalità, assenza di cure mediche, impossibilità di accesso per la maggior parte dei pazienti dove esistono strutture sanitarie: nonostante la pace sia stata ristabilita in gran parte della Repubblica Democratica del Congo (RDC), la situazione sanitaria per la popolazione rimane allarmante. In diverse regioni del paese gli indicatori sanitari invece di migliorare sono peggiorati.

È questo il grido di allarme che Medici Senza Frontiere (MSF) lancia in occasione della pubblicazione del suo ultimo rapporto dal titolo "Accesso alle cure, mortalità e violenza in RDC".

Nel 2001, quando la guerra infuriava in Repubblica Democratica del Congo, MSF aveva fatto appello alla comunità internazionale affinché rispondesse alla catastrofica situazione sanitaria. All’epoca MSF aveva realizzato una serie di indagini in cinque zone, attraverso quattro province della RDC, che avevano rivelato quanto fosse drammatica allora la situazione.

Nel 2005 i risultati di cinque nuove inchieste, condotte in tempo di pace, mostrano chiaramente un quadro ancora più nero di quello emerso quattro anni fa. [i]

Tasso di mortalità catastrofico.

I risultati delle indagini sono allarmanti: il tasso di mortalità rilevato indica una situazione di emergenza continua in quattro delle cinque zone studiate. Ancora più preoccupante è il fatto che gli indicatori per tre delle cinque zone indicano una crisi sanitaria catastrofica, anche in regioni non colpite dal conflitto e dalla violenza. [ii]

"Gli elevati tassi di mortalità in RDC non sono confinati esclusivamente nelle aree in cui il conflitto è tuttora in corso" – afferma Meinie Nicolai, Direttrice di MSF per le operazioni nei Grandi Laghi. "Miseria e povertà uccidono altrettante persone".

La maggioranza delle vittime soffrono e muoiono a causa di malattie infettive come malaria, infezioni respiratorie o diarree: tutte patologie evitabili.

Accesso alle cure: meno di un paziente su due ha accesso a servizi di base.
Secondo il rapporto di MSF, durante il periodo di osservazione, tra il 45% e il 67% delle persone intervistate non ha avuto accesso ad alcun tipo di assistenza medica di base. I costi per i servizi sanitari esistenti rimangono essenzialmente sulle spalle dei pazienti. Poiché la maggior parte dei Congolesi sopravvive con 30 cent di dollaro al giorno, i costi dell’assistenza sanitaria di base sono ben al di sopra dello scarno budget di una famiglia tipo congolese. Di conseguenza, le persone cercano assistenza medica quando è ormai troppo tardi.

Di fronte a questi dati è totalmente inaccettabile pensare che una popolazione così indigente possa sostenere un contributo anche simbolico per aver accesso alle cure. "In Congo persino un ticket estremamente basso costituisce una barriera insormontabile per molte persone" – aggiunge Meinie Nicolai.

I costi non rappresentano però l’unico ostacolo. L’intero sistema sanitario è stato completamente abbandonato a se stesso e non può sperare di coprire i bisogni sanitari delle popolazioni congolesi. Il personale medico locale, dimenticato quanto i pazienti di cui dovrebbe prendersi cura, è costretto a lavorare in condizioni indecenti.

Inoltre a causa delle enormi distanze e della mancanza di infrastrutture, per i pazienti è un’impresa ardua persino riuscire a raggiungere un centro di salute. Se e quando riescono ad arrivarci, spesso si trovano di fronte l’amara sorpresa di scoprire che le medicine non sono disponibili.

Nel momento in cui la RDC e la comunità internazionale sono impegnati nell’incoraggiare la transizione politica e la ricostruzione economica, è fondamentale che gli attori nazionali ed internazionali non si dimentichino dell’emergenza in corso nel paese. La situazione sanitaria catastrofica per il popolo congolese continua e dovrebbe essere considerata come una questione di estrema urgenza.

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[i] Le cinque indagini sono state realizzate con lo stesso modello usato per gli studi del 2001. Le cinque zone coperte sono state: Kilwa e Bunkeya (Katanga), Inondo (Bandundu), Busankusu (Equateur) e Lubutu (Maniema). Tre di queste zone erano già state studiate nel 2001.

[ii] Il tasso di mortalità crudo per una popolazione stabile in un paese in via di sviluppo è stimato intorno al 0,5 per 10mila persone al giorno (nei paesi industrializzati è 0.3). Un tasso superiore al 1 per 10mila indicano uno stato di emergenza. Si stima di raggiungere una catastrofe umanitaria quando il tasso supera 2 per 10mila persone al giorno. A Busankusu, il tasso complessivo di mortalità è di 2.3 per 10mila persone al giorno, nell’Inongo 2.2 e nel Lubutu 3.4

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