Somalia attacco a un veicolo di MSF finisce in tragedia

Mogadiscio/Roma – A Galcayo Nord, nel tardo pomeriggio di mercoledì 24 giugno, è stato attaccato un veicolo privato, affittato dalle équipe di Medici Senza Frontiere (MSF), mentre era sulla via del ritorno dopo aver trasferito un paziente da una delle strutture mediche di MSF nel sud della città a un’altra struttura operativa nella parte nord.

Durante l’incidente, la donna che si prendeva cura del paziente e che lo aveva accompagnato  durante il trasferimento è stata colpita mortalmente mentre l’autista è rimasto ferito. Il terzo passeggero, uno dei membri dello staff di MSF, è rimasto illeso. L’autista è stato curato e ora è in buone condizioni di salute. La macchina è stata rubata dagli assalitori.

L’attacco non era rivolto direttamente a MSF, ma queste azioni rivelano comunque un grado di violenza inaccettabile che mette a rischio l’assistenza medica fornita dalle équipe di MSF, essenziale per salvare la vita a centinaia di migliaia di civili somali.

Nel 2008, MSF ha realizzato 727.428 visite mediche, comprese 267.168 visite a bambini sotto i cinque anni. Oltre 55mila donne hanno ricevuto visite mediche pre-natali e più di 24mila sono stati i pazienti ricoverati negli ospedali e nei centri di salute supportati da MSF; 3.878 gli interventi chirurgici realizzati, 1.249 dei quali su pazienti con ferite causate dagli scontri tra gruppi armati. Le équipe mediche hanno visitato oltre 4mila persone affette da malaria e 1.036 persone da kala azar, malattia mortale e dimenticata, e hanno avviato programmi per il trattamento della tubercolosi su 1.556 persone. MSF ha inoltre fornito cibo e cure mediche a circa 35mila persone malnutrite.

MSF ha iniziato a lavorare in Somalia nel 1991. Da gennaio 2008, nella Somalia centrale e meridionale i progetti sono stati gestiti da personale somalo, con il supporto di operatori internazionali basati a Nairobi (Kenya) che periodicamente raggiungono la Somalia quando le condizioni di sicurezza lo permettono.

MSF chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare le strutture mediche per permettere ai civili, indipendentemente dal proprio credo politico, religioso o militare, di accedere alle cure di cui necessitano.

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