Somalia continuano gli scontri a Mogadiscio aumentano i feriti da arma da fuoco e gli sfollati segnalati anche casi di morbillo

Mogadiscio/Roma – Presso Daynile, distretto di Mogadiscio, dove Medici Senza Frontiere (MSF) supporta l’ospedale, tra il 7 e il 22 maggio, le equipe mediche hanno trattato 218 pazienti che riportavano ferite da arma da fuoco. Di questi 81 erano donne e bambini sotto i 14 anni. Lo scorso 14 maggio MSF era stata costretta a sospendere le attività nella clinica di Yaqshid a nord di Mogadiscio per due giorni, per evitare che il personale potesse rimanere colpito dal fuoco incrociato durante la fase più acuta dei combattimenti.

La clinica è stata poi riaperta, e dal 7 maggio ha trattato 14 feriti di cui 9 da arma da fuoco e 5 per ferite più lievi causate da bombardamenti. 5 dei pazienti erano bambini e tra questi vi era un neonato di 6 mesi. In un’altra clinica presso Lido, il personale di MSF ha assistito a un aumento costante di coloro che si riversavano nell’area, nel tentativo di fuggire dalle zone dei combattimenti. Nelle ultime due settimane sono stati 22 i feriti curati da MSF in questa zona. Sono stati inoltre allestiti altri 50 posti letto nella clinica di Lido che è arrivata ad una media di 120 ricoveri a settimana. Oltre 1200 visite ambulatoriali sono state inoltre fatte a bambini sotto i cinque anni fino alla metà di maggio.
 

Mahmud Sheikh Mohammed Hassan, operatore umanitario di MSF a Mogadiscio, descrive così la situazione:
“I combattimenti sono ancora in corso. Tra il 22 e il 27 maggio abbiamo ricevuto 75 feriti. La popolazione non ha potuto raggiungere l’ospedale il venerdì mattina, ed è quindi giunta nel pomeriggio. Abbiamo iniziato ad operare nel pomeriggio fino alla mattina successiva. E ‘stata una lunga notte. Purtroppo tre dei nostri pazienti sono morti in sala operatoria, le loro ferite erano troppo gravi. Non c’è stato nulla da fare. Una ragazzina aveva non più di 13 anni, ed è stata colpita da una granata mentre era su un autobus.

Altri tre erano feriti alla testa ora si trovano in terapia intensiva. Ma non ci sono ospedali a Mogadiscio che possono fare questo tipo di interventi, per cui possiamo solo rendergli la degenza più confortevole possibile. Gli altri pazienti si stanno fortunatamente riprendendo.
Vicino all’ospedale ci sono molti sfollati. Sono venuti qui perché siamo alla periferia di Mogadiscio e si sentono più sicuri. 18mila sono accampati all’aperto, in diverse aree presso l’ospedale. Negli ultimi giorni altre 5-10mila persone sono arrivate. Non hanno nulla con loro quando arrivano. Abbiamo distribuito teli di plastica a circa 2mila famiglie la scorsa settimana per dare loro la possibilità di allestire ricoveri, anche se la forte pioggia che sta cadendo in questi giorni sta rendendo la situazione ancora più difficile per queste persone”.
 

Di contro, il numero di consultazioni materno infantili nella clinica di MSF a Jowhar, 90 chilometri a nord della capitale, è diminuito a causa dei combattimenti del 17 maggio. Allo stesso tempo le ammissione al programma nutrizionale sono calate del 30% rispetto alla settimana precedente, mentre sono state visitate il 40% in meno di donne nella clinica per la maternità nello stesso periodo. Si tratta di un segnale preoccupante diretta conseguenza dello stato di paura in cui vive la popolazione in questo periodo.
 

Coloro che fuggono da Mogadiscio cercano rifugio nel cosiddetto corridoio di Afgooye, un tratto di strada che va dalla capitale alla città di Afgooye, circa 25 chilometri a nord-ovest di Mogadiscio. Dal 2007 MSF lavora ad Afgooye, fornendo cure ambulatoriali e nutrizionali. Il 18 maggio i team di MSF hanno distribuito coperte, teli di plastica, sapone e secchi a 2.500 famiglie che erano appena arrivate ad Afgooye. MSF supporta inoltre una clinica privata nella vicina Hawa Abdi, a circa 15 km da Mogadiscio, e sta lavorando alla costruzione di un centro ospedaliero permanente di alimentazione terapeutica, poiché le tende che ospitavano la clinica sono rimaste seriamente danneggiate a causa dalla pioggia.
 

In altre parti del paese, le equipe di MSF assistono ad un incremento di bambini affetti da malnutrizione. Nel Marere, nella regione del Basso Juba, i ricoveri ospedalieri per la malnutrizione – dove i pazienti sono ricoverati poiché necessitano di assistenza 24 ore su 24 – sono passati da 45 a 130 nel solo mese di maggio. Altri 400 bambini sono stati trattati in un ambulatorio nella vicina base Jilib. A Galcayo sud i ricoveri sono aumentati, con 75 pazienti attualmente in cura nel centro rispetto a una media mensile di 40 pazienti. Anche nel Nord Galcayo i numeri sono raddoppiati da marzo ad aprile, con circa 300 bambini che al momento ricevono le cure e altri 40 ricoverati.
 

Ultimamente si sono manifestati anche focolai di morbillo: a Belet Weyne, nella regione di Hiraan vicino alla frontiera con l’Etiopia, MSF ha avviato una campagna di vaccinazione per il morbillo a metà aprile, vaccinando 26mila bambini di età compresa tra 6 mesi e 15 anni. Tuttavia, recentemente sono stati rilevati casi in altre zone della Somalia centrale, ad Adado, Guri El, Dhusa Mareb e Galcayo. MSF ha istituito centri isolati per il trattamento dei pazienti. A marzo erano cinque i casi trattati nel Sud Galcay, ad aprile 50 e a maggio 73. MSF continuerà a monitorare da vicino la situazione.
 

MSF lavora nelle regioni di Bakool, Banadir, Bay, Galgaduud, Hiraan, Lower Juba, Medio Shabelle, Bassa Shabelle e Mudug. Tutti i progetti di MSF sono attualmente gestiti da personale somalo, supportato da personale internazionale basato a Nairobi che si reca costantemente sul posto.
 

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