Somalia: dopo una settimana di combattimenti pazienti e personale medico sono in pericolo.

 

In seguito a un gravissimo incidente in una struttura sanitaria di MSF a Dinsor, non lontano da Baidoa, verificatosi il 27 dicembre MSF lancia un appello a tutte le parti in conflitto affinché rispettino il diritto internazionale e garantiscano la sicurezza delle strutture sanitarie, dei pazienti e dello staff.
 

Le forze militari etiopi e del Governo di Transizione somalo dopo aver conquistato Dinsor hanno fatto irruzione nel centro sanitario gestito da MSF in città, intimidendo e minacciando il personale sanitario somalo impiegato da MSF e confiscando tutte le cartelle cliniche riservate contenenti informazioni sulle condizioni di salute dei pazienti ricoverati. Questi documenti, naturalmente di natura confidenziale, non contengono alcuna menzione circa la nazionalità dei pazienti, conformemente alla abituale prassi di MSF.

 

I quartieri generali di MSF hanno ufficialmente protestato presso il governo Etiope e al Governo Transitorio della Somalia per denunciare questa gravissima e palese violazione del diritto umanitario internazionale e per chiedere l’immediata restituzione della cartelle cliniche dei pazienti.
MSF chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare la sicurezza delle strutture sanitarie, dei pazienti e dello staff in un contesto come quello somalo dove la possibilità di portare soccorso alle popolazioni più vulnerabili è gravemente compromessa.

Il 21 dicembre MSF aveva inviato materiale medico e chirurgico di emergenza a Dinsor e il 22 dicembre 13 tonnellate di aiuti hanno raggiunto anche Belet Weyne dove MSF ha recentemente avviato attività chirurgiche.

Da quando gli scontri armati si sono accesi in gran parte della Somalia centro-meridionale i team di MSF hanno curato circa 250 vittime della guerra. Attualmente sono state spedite altre 300 tonnellate di scorte chirurgiche per assistere i feriti.

A causa degli scontri e della crescente insicurezza MSF lo scorso fine settimana è stata costretta a evacuare temporaneamente tutti i volontari internazionali operativi nei progetti di Belet Weyne, Huddur, Galgaduud, Jowhar e Marere, lasciando allo staff medico somalo il compito di mandare avanti i progetti e di rispondere ai bisogni sanitari della popolazione. Una simile evacuazione si era resa necessaria già nelle settimane precedenti nei progetti di Dinsor e Galkayo.

“Siamo profondamente preoccupati per l’impossibilità di soccorrere adeguatamente la popolazione somala, già provata da 16 anni di guerra civile e costretta a vivere in condizioni umanitarie drammatiche – dice Gustavo Fernandez, capomissione di MSF in Somalia – . La situazione non potrà che peggiorare se il conflitto in corso si prolungherà. Il Paese è anche stato colpito recentemente da gravissime inondazioni. Dobbiamo assolutamente essere messi in condizione di far tornare i nostri volontari internazionali nel Paese”.

 

MSF è una delle poche ONG con una presenza permanente di volontari internazionali in Somalia da quando il Paese è precipitato nel caos nel 1991. Secondo i principi di imparzialità dell’azione umanitaria MSF gestisce progetti in aree controllate o precedentemente controllate da entrambe le parti in conflitto a Galcayo, Jowhar, Mogadiscio, Huddur, Galgudud, Dinsor and Marere.

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