Somalia epidemia di colera e combattimenti.

Mogadiscio/Roma, 12 aprile 2007 – Da quando è stata confermata l’epidemia di colera a Mogadiscio il 19 marzo, Medici Senza Frontiere (MSF) ha curato più di 800 persone. Tuttavia, l’aumento della violenza rende sempre più difficile l’accesso dei pazienti al centro di trattamento del colera di MSF, aperto due settimane fa. La violenza impedisce inoltre a MSF di raggiungere altre zone della città.

“Finora abbiamo ricevuto oltre 800 pazienti, di cui il 40% bambini”, afferma Henry Rodríguez, coordinatore medico di MSF in Somalia. “Questa cifra è superiore al numero totale di pazienti di colera curati da MSF negli anni passati a Mogadiscio, dove MSF ha lavorato per 15 anni ed è intervenuta in risposta a 12 diverse epidemie di colera. Questo drammatico aumento è dovuto principalmente al fatto che le altre strutture sanitarie che lavorano normalmente nelle altro zone di Mogadiscio non sono in grado di operare a causa della violenza. È inoltre impossibile compiere le azioni necessarie per controllare l’epidemia, come portare acqua potabile e installare punti per la reidratazione orale, misure che aiutano a ridurre il numero dei casi gravi e la propagazione dell’epidemia”.

La clinica di MSF a Mogadiscio, che fornisce cure a più di 100mila persone ogni anno, ha verificato che a causa dei combattimenti la popolazione non ha la possibilità di accedere alle già scarse strutture sanitarie (ospedali, centri di salute, ecc.) che continuano a funzionare nella capitale somala.

I combattimenti hanno provocato sfollamenti massicci, con la popolazione che fugge verso i sobborghi della capitale e verso altre città come Jowhar. Questo sfollamento si può quantificare in decine di migliaia di persone, alcune ospitate da familiari e amici, altre costrette a trovare rifugio sotto gli alberi in condizioni indegne. La continua insicurezza impedisce a MSF di dispiegare la propria capacità operativa, con la conseguenza che queste persone non hanno accesso all’assistenza di cui hanno bisogno.

MSF esprime la sua preoccupazione per la sicurezza dei suoi pazienti e del personale sanitario e lancia un appello alle parti in conflitto affinché rispettino i civili e gli operatori umanitari.

“Siamo preoccupati per le condizioni di salute di una popolazione che ha enormi difficoltà ad avere accesso alle scarse strutture sanitarie che esistono nei dintorni. Abbiamo la prova della presenza di decine di migliaia di sfollati nei dintorni di Mogadiscio che, semplicemente, non riusciamo a raggiungere”, conclude Javier Fernández, capo missione di MSF in Somalia.

Medici Senza Frontiere è presente in Somalia dal 1991.

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