Somalia la testimonianza di un infermiere italiano

Quale lo scenario che presenta la città?

Mogadiscio è una città decadente e martoriata. Ogni anfratto è diventato luogo dove piantare bastoni e ricoprire di stracci e plastiche la nuova casa temporanea: rifugi di 3-4 metri quadri con 6-8 persone e tutti i possedimenti di una vita all’interno. I bisogni sono enormi. La gente è costretta a vagabondare alla ricerca di spazi dove poter sopravvivere. Per questo ci siamo anche attivati con alcune cliniche mobili nei campi improvvisati della città, per poter intervenire in modo efficiente in più aree. La Cattedrale di Mogadiscio oggi ospita 200 nuclei familiari senza acqua pulita e latrine.

Che tipo di lavoro è stato fatto quando eri presente?

Vista l’enormità dei bisogni, sanitari e non solo, in un contesto in cui il Ministero della Salute è praticamente assente, oltre alla vaccinazione per il morbillo per bambini dai 6 mesi fino a 15 anni abbiamo iniziato uno screening nutrizionale con il successivo trattamento dei casi più gravi sia a livello ambulatoriale che con eventuali ricoveri in una struttura di 4 piani che è diventata la nostra base, fungendo sia da ospedale pediatrico che magazzino, ufficio e residenza.

Perché vaccinare i bambini contro il morbillo a Mogadiscio?

Lo stato di malnutrizione acuta è purtroppo una realtà a Mogadiscio e il morbillo in situazioni come queste diventa una patologia devastante perché inibisce ulteriormente le poche difese immunitarie presenti e innesca così infezioni spesso fatali. I bambini e le donne incinte o che allattano, sono la parte di popolazione più a rischio e quindi è su loro che investiamo fin dall’inizio per evitare conseguenze drammatiche.

Per MSF qual è la sfida maggiore?

Da 40 anni interveniamo in ogni tipo di contesto. In Somalia siamo presenti dal 1991. Già dall’inizio abbiamo constatato che in Somalia la situazione è ancora più complicata per l’instabilità costante del paese. La sfida odierna è quella di riuscire ad avere continuità nelle attività e poterle incrementare per raggiungere più fasce di popolazione possibile.

Quali sono i problemi sanitari principali che registrare fra i pazienti?

Direi che sono tutti drammaticamente rappresentati: la carenza di acqua sicura, la penuria di servizi igienici e il mancato smaltimento di ogni forma di rifiuto sono una terribile miscela esplosiva per le migliaia di esseri umani che vivono sovraffollati in ripari precari alla ricerca ostinata di sopravvivenza, nonostante tutto. Molto resta ancora da fare. La priorità va data, in ogni caso, ai più vulnerabili. Confidiamo di avere margini di azione sempre più ampi, sempre in modo indipendente. Non accettiamo finanziamenti da nessun governo per i nostri progetti in Somalia, che sono totalmente a carico dei donatori privati.

Condividi con un amico