Somalia: una quotidianità fatta di violenza

 

 

L’ospedale Istarlin è una delle poche strutture sanitarie che eseguono operazioni chirurgiche di qualità in Somalia. I pazienti con ferite da arma da fuoco giungono qui sia da Galgaduud che da altre regioni per essere operati. Alcuni percorrono fino a 200 chilometri per raggiungere l’ospedale.

 

MSF ha preso in gestione l’ospedale di Istarlin nella città di Guri El all’inizio del 2006. Da allora, il 21% dei ricoveri nell’ospedale è dovuto ad atti di violenza. Molti dei letti sono occupati da pazienti con storie spaventosamente simili.

Abdinaser Hashi viene da Beletweyn, 100 km a sud di Guri El, ed è sdraiato nel suo letto a pancia in giù. Si trova all’ospedale Istarlin da un mese, da quando uno sconosciuto gli ha sparato alla schiena. “Non ho alcuna idea sul perché mi abbia sparato”, dice Abdinaser.

 

Un altro giovane uomo, Ahmed al Faray, racconta che stava viaggiando su un camion quando degli uomini armati hanno fermato il veicolo per derubare i passeggeri. Ahmed è stato colpito al braccio sinistro. È stato operato e adesso si sta riprendendo in ospedale.

 

Hassan Aden Noor viene dalla regione di Hiiran. È rimasto ricoverato per 20 giorni. Il suo addome è coperto da bende. “Dei ladri mi hanno sparato allo stomaco”, racconta.

“Ascoltiamo storie simili molto spesso”, dice Abbas Hassan Warsane, chirurgo MSF. “Riusciamo a curare la maggior parte delle vittime di colpi di arma da fuoco, ma non sappiamo quanti muoiono a causa delle ferite prima di giungere qui”.

Uno dei primi pazienti a arrivare all’ospedale dopo l’arrivo di MSF a Guri El è stato un giovane ragazzo proveniente da Abudwaaq, vicino al confine con l’Etiopia.

“È arrivato con una ferita da granata molto seria”, racconta Bianca Tolboom, infermiera MSF. Insieme a due amici stava rubando in un negozio. La proprietaria del negozio aveva lasciato un orologio su un pezzo di stoffa, sotto al quale aveva nascosto una granata inesplosa. “Entrambi i suoi amici sono rimasti uccisi dall’esplosione”, continua Bianca. “Dopo due mesi e tre interventi chirurgici, abbiamo finalmente potuto dimettere il ragazzo”.

I frequenti atti di pirateria al largo delle coste della Somalia hanno attirato l’attenzione dei media internazionali, così come le centinaia di morti in seguito agli scontri nella capitale Mogadiscio. La violenza quotidiana che devono sopportare i somali è probabilmente meno spettacolare, ma certamente non meno seria per quanti ne sono vittime.

“L’istinto di sopravvivenza è arrivato a un livello di estrema brutalità dopo 15 anni di assenza di legge e guerra civile”, afferma David Michalski, capo missione di MSF. “È questa la realtà che le persone sono costrette a vivere”.

 

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